Conoscete le ostriche italiane? Oppure, pensate, come molti italiani a quanto pare, che ci arrivino tutte, su per giù, dalla Francia? Ebbene, sappiate che il settore delle ostriche nella Penisola rappresenta un mercato in costante crescita: la domanda e la produzione italiana aumentano di anno in anno. E anche il prezzo è conveniente: costano meno di telline e cannolicchi. Sono sempre di più le aziende che si dedicano alle ostriche italiane: tutto è nato in Sardegna, ma adesso anche La Spezia e Goro sull’Adriatico si stanno dedicando a questo mercato.
Le ostriche italiane, queste sconosciute
Non è certo un caso che il mercato delle ostriche italiane sia in costante crescita. L’Italia è il secondo mercato in Europa per consumo di ostriche, solamente la Francia ne mangia e ne produce di più (siamo sulle 120mila tonnellate). Eraldo Rambaldi, direttore dell’Ama (Associazione Mediterranea Acquacoltori), ha spiegato all’Ansa che nel 2015 in Italia si producevano al massimo 33 tonnellate. Adesso, invece, sono state superate le 200 tonnellate. Si tratta di un’ottima opportunità per diversificare le attività degli acquacoltori, finora impegnati con cozze e vongole veraci.
Nonostante l’apparente disparità di quantità, in realtà le ostriche italiane sono estremamente concorrenziali con quelle francesi. Ma secondo i dati di Federcoopesca-Confcooperative, in Italia c’è ancora poca consapevolezza di questo mercato:
- l’85% degli italiani pensa che tutte le ostriche arrivino solamente dalla Francia
- i maggiori consumatori di ostriche sono persone fra i 35 e i 55 anni
- sono più gli uomini che le donne a consumare le ostriche
- le donne sono più selettive: o amano le ostriche o le detestano
A dire il vero, il seme dell’ostrica viene importato dalla Francia, ma a Goro si sta cercando di ottenere una produzione tutta autoctona, partendo dall’ostrica portoghese, che promette una crescita più rapida. Un mercato in crescita, dicevamo che si fa forza anche grazie a una richiesta sempre maggiore dall’estero, Francia compresa.
A proposito di prezzi, ci sarebbero margini di crescita: al momento si va dai 3 ai 7 euro. Rambaldi precisa che se si abbassasse l’IVA (adesso è al 22%), riuscendo a portarla al 5%, come nel caso delle telline, si riuscirebbe a incentivare ulteriormente il mercato. In fin dei conti, allevando i molluschi in Italia, potrebbero diventare un alimento alla portata di tutti.