Come si passa da “L’ottimismo è il profumo della vita” a “Siamo nella merda… secondo me stiamo entrando in un periodo di 3/4 anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014?“.
Tra lo slogan di Unieuro entrato nella storia delle pubblicità e la lezione di Oscar Farinetti alla scuola di formazione politica del Pd, ci passa tutta la storia di Eataly e lo sviluppo vagamente bipolare di una delle figure più chiacchierate del mondo imprenditoriale (e della gastronomia) italiana.
Succede che, dopo mesi di retrovie silenziose, il Farinetti delle dichiarazioni scomode, con la verve tipica da “scarpe grosse e cervello fino”, si è svegliato dal torpore e ha sganciato una serie di bombe anti-storiche di proporzioni atomiche.
Proprio lui, l’imprenditore capace di vedere oltre, pare essere stato colto da un rigurgito acido di modernità che ci saremmo aspettati dalla buonanima di Suor Germana.
SU COME USIAMO INTERNET
Insomma, pare che per l’Oscar nazionale Internet sia in gran parte responsabile della crisi economica, perché distrugge posti di lavoro molto più di quanto non ne crei. E che si usi solo per due faccende: “Nell’attività economica per distruggere posti di lavoro, nel privato per insultarci“.
Si è dimenticato che con la Rete si possono anche comprare fior di pelati succosi con l’e-commerce, no, non credo lo abbia dimenticato.
SU APP E STARTUP
Poi c’è la questione delle app: ci sono Paesi come la Germania che ci investono un sacco di soldi sulle idee dei giovani, sullo sviluppo di quelle cosine che alle generazioni non propriamente native digitali sembrano solo simbolini inesplorati sul telefonino.
No, da Farinetti ci aspettiamo di più.
Sarà pure un nativo analogico, ma suvvia, è pur sempre la mente che ha creato quel tempio radical chic (e che fattura bei dollaroni) di Eataly. E invece, anche qui, una doccia fredda.
“L’altro giorno ero in una roba di vostri coetanei che mi presentavano le startup (per Farinetti app e startup sono sinonimi) ce n’era una che mi diceva:
‘vedi, noi abbiamo inventato una figata: è un barcode che mettiamo su un prodotto (cibo, eh), per cui la gente va lì col cellulare, schiaccia, e noi gli diciamo se è buono o non è buono, e in più se non è buono gli diciamo quell’altro da comprare’.
“Gli ho detto bravi, che fighi che siete, e chi decide se è buono o non è buono? Eh, noi! Loro decidono. Ci viene automaticamente in mente grazie ad Internet di diventare tutti giudici“.
Ora, da qui il passo è breve: ci si poteva limitare a dire che quella app era un po’ debole, mancava il soggetto giudicante di valore.
SU TRIPADVISOR
Invece, la più semplice, e un po’ tragica, conclusione populista è una presa di posizione quantomeno anti-democratica su TripAdvisor. Dei suoi lati oscuri, sappiamo tutti (i pasticci rognosi delle recensioni a pagamento, i dispettucci da cortile tra un ristoratore e il suo rivale all’angolo della strada), ma la dichiarazione di Farinetti mi ha delusa.
Immaginatevelo sul palco, con folla adorante di aspiranti startupisti renziani, intento a fare il gesto del “già visto, già sentito” rigirando l’indice intorno al profilo dell’orecchio:
“Tipo ‘sta cagata di TripAdvisor: io sono contro TripAdvisor perché secondo me dobbiamo usare dei professionisti. Come ci sono i politici che devono fare la politica, gli imprenditori che devono fare impresa, così devono essere quelli che capiscono di cibo a giudicare uno che fa dei prodotti che ti metti nel tuo corpo“.
Eccolo qui, un inedito Farinetti alla difesa dei critici gastronomici che sono, secondo lui, gli unici in grado di giudicare il cibo. E qui, nel magico mondo degli pseudo elevati di spirito che poi sono quelli che il cibo lo giudicano come scienziati, si leverà una hola fino alle uscite di sicurezza di Identità Golose.
La “cagata” di TripAdvisor, certo non condivisibile in ogni sua accezione, è stata una delle startup che Farinetti avrebbe snobbato e che si poi è rivelata uno strumento di successo planetario.
Si, caro Oscar, su Internet possono parlare tutti: anche quelli che scrivono brutte cose, anche quelli che insultano chi ha scritto brutte cose.
Anche quelli con il dente avvelenato perché hanno pagato un quartino di focaccia da Eataly (ma non solo) uno sproposito, e persino i ristoratori che, a loro volta, sfoggiano sui social le recensioni negative al loro locale per accaparrarsi valanghe di Like e pacche sulle spalle virtuali da amici e clienti sostenitori.
Internet è fatto così. Tra 30 anni, forse, TripAdvisor sarà illegale, ma oggi che esiste è il caso che ci si attrezzi sfoderando il migliore sorriso da tastiera, come si faceva una volta faccia a faccia davanti al cliente indispettito.
D’altra parte, TripAdvisor è figlio del suffragio universale (inteso come buona cosa, non come quello che aboliremmo d’ufficio quando siamo stretti in metropolitana). Tutti a dire che “ah TripAdvisor è sbagliato”, e poi a spulciare le recensioni negative degli altri per farcisi due risate.
Ecco: è questo quello che più ci manca di Farinetti. Il tempo in cui su “‘ste cagate” ci si sarebbe anche fatto una risata”, che è poi l’atteggiamento più snob nei confronti di TripAdvisor.
[Crediti | Link: Libero, Dissapore]