Cambiamento climatico, pandemia, mancanza di compensi adeguati per gli agricoltori (e gli altri professionisti della filiera) e crisi delle materie prime erano solo l’inizio: l’intero settore dell’ortofrutta, ora alle prese con le numerose conseguenze economiche della guerra in Ucraina, rischia di andare definitivamente al tappeto. Alle difficoltà di cui sopra vanno ad aggiungersi infatti i rincari al costo dell’energia, dei fertilizzanti (che si sono impennati in seguito al blocco delle esportazioni della Russia), dei trasporti e anche degli imballaggi, che di fatto hanno portato i costi di produzione attuale a gonfiarsi fino a raggiungere una crescita che oscilla tra il 65 e il 70%.
Una mazzata che, di fatto, coincide con perdite di reddito che nel caso delle aziende specializzate raggiungono anche l’80%: in questo contesto, l’appello di Cia-Agricoltori Italiani alla vigilia di Macfruit è quello di intervenire quanto prima varando misure di sostegno specifiche per aiutare l’intero settore a rimettersi in piedi. “Sul versante del commercio, negli ultimi dieci anni, l’ortofrutta europea è stata più volte vittima delle controversie geopolitiche, diventando oggetto di sanzioni” sostiene Cia, sottolineando come le ripercussioni del conflitto attualmente in atto abbiano portato a un aumento dei costi di produzione che si aggira intorno ai 10 miliardi di euro l’anno.