Luci e ombre dell’ortofrutta italiana: dopo un 2021 concluso con un un’ottima performance, che di fatto ha visto le esportazioni raggiungere un valore superiore ai 5,2 miliardi di euro e un saldo della bilancia commerciale scavalcare il muro del miliardo (con una crescita del 62,1% sul 2020), i primi mesi dell’anno corrente sono invece macchiati da una netta inversione di tendenza. Da quanto si può leggere nel rapporto redatto da Fruitimprese, ad esempio, emerge soprattutto un calo dell’export (-3% in valore e -8,1% in quantità rispetto al primo quadrimestre 2021) su pressoché tutti i comparti (con la sola eccezione dei legumi-ortaggi e frutta tropicale) e un vero e proprio tracollo del saldo commerciale, che si inabissa di un disastroso -63,2% su base annua.
Una performance che, per di più, è di fatto accompagnata da uno spiccato aumento delle importazioni, guidate in primis dagli agrumi (+30,6%), poi seguiti a ruota dalla frutta fresca (+12%) e da quella secca (+33,8%); e soprattutto macchiata dalla minaccia della siccità e del caldo torrido, che scotta i raccolti determinando cali produttivi che, in alcuni casi, raggiungono addirittura il 70%.
“Le aziende risentono ancora di una carenza di manodopera specializzata che mette in difficoltà le filiere produttive ortofrutticole rallentandone i processi e diminuendo le rese produttive con conseguente aumento dei costi di raccolta e confezionamento” aggiunge ancora Marco Salvi, Presidente Fruitimprese, nel sottolineare come per di più l’attuale incertezza che domina il mercato internazionale abbia “peggiorato ulteriormente la situazione dei costi” di produzione.