Ve ne parlammo a tempo debito, imputando il tutto più a una questione di moda che di etica. Ora, però, anche l’ultimo dei granelli di sabbia ha raggiunto il piano più basso della clessidra, e la Corea del Sud ha infine deciso di consegnare il consumo di carne di cane ai libri di storia. Una decisione forte che che la stessa Assemblea nazionale coreana non ha esitato a definire “una rivoluzione culturale”, e che con ogni probabilità nei prossimi giorni si troverà a scontrarsi ancora con le frange più rumorose del fronte degli allevatori.
Lungi da noi volere allungare l’etica occidentale alla cultura locale, ma è di fatto bene notare che il consumo di carne di cane in Corea del Sud era da anni sotto la lente d’ingrandimento delle organizzazioni animaliste internazionali: a spostare definitivamente l’ago della bilancia, come accennato in apertura di articolo, è stata l’evoluzione delle abitudini alimentari dei giovani sudcoreani.
Niente più carne di cane in Corea del Sud: il primo passo approvato dal parlamento
Come riportato dai colleghi dell’ANSA, il parlamento sudcoreano ha appena approvato una legge per vietare “allevamento, macellazione e vendita di cani per la loro carne”, introducendo per di più sanzioni che spaziano da tre anni di carcere a multe da 30 milioni di won (equivalenti a circa 21 mila euro).
“Una rivoluzione culturale”, dicevamo in apertura di articolo, che al di là delle prevedibili proteste da parte degli allevatori non ha incontrato alcuna opposizione: l’Assemblea nazionale ha di fatto offerto il proprio pollice in su alla legge con un voto di 208-0, sposando pienamente la questione.
Attenzione, però – come i nostri lettori più attenti avranno già intuito, la messa al bando della carne di cane non è che il primo tassello di un più ampio mosaico di ristrutturazione, per la Corea del Sud. Approvata la legge e stabilite le pene, le autorità governative si occuperanno ora di avviare un periodo dalla durata di tre anni che andrà a eliminare in maniera graduale le attività attualmente (o comunque fino a una manciata di ore fa, a dire il vero) operanti nel settore, per poi fare scattare un divieto assoluto su tutto il territorio nazionale solo a partire dal 2027.
Come anticipato nelle righe precedenti le prossime ore potrebbero essere dense di nuove proteste da parte del fronte degli allevatori: Ju Yeong-bong, che guidò le ultime manifestazioni, aveva raccolto il movimento di protesta attorno all’idea che i politici non hanno alcun diritto di decidere cosa la gente debba mangiare.