La campagna di produzione di olio dell’annata 2021/2022 si preannuncia in lieve ripresa rispetto alle performance realizzate lo scorso anno. È quanto è emerso dall’indagine condotta da Italia Olivicola in collaborazione con l’Associazione italiana frantoiani oleari, anche detta Aifo. I numeri stimati oscillano tra le 290000 e le 310000 tonnellate di olio prodotto: un range che potrebbe ampliarsi o ridursi in base all’andamento climatico e alle disponibilità idriche che ancora potrebbero condizionare gli esiti della raccolta.
Tra le regioni menzione d’onore per la Puglia, che al momento detiene il primato per la produzione nostrana di olio. Al suo fianco contribuiscono anche altre regioni del meridione, con Calabria, Sicilia, Basilicata, Abruzzo e Molise che riportano un impatto positivo. Viceversa, calano invece le produzioni di Campania e Sardegna, per le quali ci si aspetta un calo nella contribuzione nazionale. Discorso analogo anche nelle altre regioni olivicole del Centro Italia, cioè Toscana, Umbria, Lazio e Marche. I cali più accentuati, ciononostante, si attendono comunque nel Nord, anche se occorre specificare che la produzione del settentrione non ha mai inciso particolarmente sulla produzione totale.
“La siccità, mai come in questo caso, ha evidenziato la differenza, in termini di sviluppo delle olive e quindi di produttività, tra gli oliveti condotti in asciutto e quelli in irriguo” ha commentato Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola, che evidenzia l’importanza di “adeguate disponibilità idriche” nel caso in cui si volesse “essere veramente competitivi”. Elia Pellegrino, presidente di Alfio, ha invece voluto sottolineare l’impatto della siccità e degli eventi climatici anche a livello qualitativo, con conseguenze economiche che si trasmettono fino ai mercati all’ingrosso.