L‘olio d’oliva è, senza ombra di dubbio, uno dei protagonisti e migliori interpreti del “buon mangiare” all’italiana, ma oltre a essere protagonista delle tavole dei buongustai di tutto il mondo più recentemente è stato anche preso in esame da Altroconsumo, che ha condotto un test su 30 bottiglie al fine di valutare la corretta dicitura sulle etichette e il valore dei prodotti.
Nella prima fase della verifica sono state realizzate alcune analisi di laboratorio, che hanno confermato che tutti gli oli rispettavano i parametri chimici previsti dalla legge; e successivamente i 30 campioni sono stati sottoposti a una prova d’assaggio dalla quale è emerso che 11 etichette che si fregiavano della dicitura “extravergine” in etichetta avevano odore e sapore di un livello qualitativo insufficiente. Ricordiamo che questo test, in passato criticato perché potenzialmente troppo soggettivo, costituisce una prova obbligatoria e prevista dalla legge svolta da assaggiatori riconosciuti al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali secondo modalità ben definite.
Il test di Altroconsumo, tuttavia, è stato contestato da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, che sottolinea l’ambiguità del campionamento e delle condizioni della consegna dell’olio. “Ci è stato detto genericamente che sono state rispettate le norme UNI”, ha spiegato Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol. “Il che non scioglie i nostri dubbi. Basta poco per far deteriorare l’extra vergine, che è un prodotto vivo: troppa luce, ad esempio, o la vicinanza ad una fonte di calore per qualche ora”.