Le esportazioni di olio d’oliva Made in Italy nel mondo sono raddoppiate (+100%) in valore negli ultimi venti anni, con un’accelerazione impressa dalla svolta green a tavola verso il consumo di prodotti salutistici legata alla pandemia Covid.
È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre del 2021 diffusa in occasione del via alla raccolta delle olive in Italia con la prima spremitura della Penisola in Sicilia, nell’azienda Terra Surti di Elio Menta a Sortino (Siracusa) contrada Albinelli, con la trasformazione delle prime olive in extravergine, prodotto simbolo della dieta mediterranea in tutto il mondo.
“Con 315 milioni di chili l’Italia – sottolinea la Coldiretit – si colloca come secondo produttore mondiale dietro la Spagna il cui raccolto che sarà stabile o in leggera flessione rispetto allo scorso anno per un quantitativo di 1,25 a 1,35 miliardi di chili. Al terzo posto la Tunisia con una campagna normale da 250 milioni di chili mentre al quarto posto scende la Grecia in cui si prospetta una delle campagne più brutte dal dopoguerra, con la produzione che dovrebbe sfiorare i 200 milioni di chili come quella in lieve calo della Turchia”.
Quasi la metà di tutto l’olio tricolore esportato nel mondo finisce – spiega Coldiretti – nei Paesi dell’Unione Europea, dove gli arrivi sono aumentati del 98% nell’arco del ventennio, ma è in Asia che si registra l’impennata più significativa, con le esportazioni che sono quasi triplicate (+162%).
Il principale mercato di sbocco per l’extravergine tricolore – rileva la Coldiretti – si conferma quello degli Stati Uniti che assorbono da soli quasi un terzo del totale, con un incremento del 73% in 20 anni, mentre al secondo posto si piazza la Germania (+95%) davanti a Francia, Gran Bretagna e Giappone.