L’azione combinata del cambiamento climatico e degli aumenti spropositati dei costi di produzione – causati anche dal cosiddetto caro bollette – stanno mettendo a rischio un patrimonio di circa 30 milioni di ulivi: a suonare l’allarme è la Coldiretti in collaborazione con Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano), che sottolineano come di fatto l’Italia possa vantare il titolo di “regina dei riconoscimenti di qualità in Europa con il suo patrimonio di 42 Dop e 7 Igp olivicole, pari al 40% delle certificazioni comunitarie”. In altre parole, è impossibile parlare della ricchezza del patrimonio gastronomico del nostro caro vecchio Stivale senza dedicare dello spazio al mondo dell’olio d’oliva – un settore che di fatto è reduce da una compagna produttiva particolarmente difficoltosa ma che può vantare una crescita del valore degli scambi commerciali del 55% negli ultimi cinque anni.
A oggi, tuttavia, il 20% del patrimonio nazionale di 150 milioni di piante di ulivo in Italia risulta però in stato di abbandono: i dati redatti da Crea, addirittura, raccontano che quasi un’azienda olivicola su 10 (9%) lavora in perdita e si trova a rischio di chiusura. Come già accennato, i bilanci sono di fatto minacciati dai rincari alle materie prime (concimi, vetro, etichette, cartone, plastica…), al carburante e alle bollette; ma anche dalla morsa della siccità che ha determinato importanti tagli produttivi in diverse aree del Paese.
“Per provare ad invertire la rotta, Coldiretti e Unaprol sono impegnati nel recupero e nella manutenzione degli uliveti di alcuni tra i più importanti parchi archeologici italiani e nel tentativo di salvare la piana degli ulivi monumentali dal batterio della Xylella che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese” ha raccontato Nicola Di Noia, responsabile olio di Coldiretti. “Dallo studio di piante plurisecolari come l’Albero Bello di Villa Adriana, attraverso un progetto del Crea/Ofa, si potrà arrivare ad individuare caratteri utili per la resilienza al cambiamento climatico, per il comportamento produttivo, per la versatilità nei confronti delle esigenze di intensificazione sostenibile della coltivazione dell’ulivo e per migliorare le caratteristiche salutistiche dei prodotti”.