Un traffico di olio di semi contraffatto ha scosso la capitale. La Procura, infatti, sta indagando a Roma su un giro di olio di semi addizionato truffaldinamente con beta-carotene e clorofilla in modo da essere fatto passare per olio extravergine d’oliva. Il fatto è che questo olio è stato venduto a tre euro al litro a ben 50 ristoranti di Roma. Ed è anche finito nella mensa del Miur.
Olio di oliva contraffatto? Non è una novità
Così come riportato da Repubblica, ecco che Giovanni Conzo, procuratore aggiunto di Roma, sta portando avanti un’indagine relativa all’utilizzo e alla vendita di olio contraffatto a Roma. Si parla di reati come contraffazione di sostanze alimentari e anche ricettazione.
Al momento pare che siano almeno cinquanta i ristoranti romani che lo hanno comprato e utilizzato. Molti dei locali segnalati dai Carabinieri dei Nas si trovano nel centro storico, vicino alla Fontana di Trevi e al Senato, ma ci sono anche locali interessati a Trastevere, al Testaccio, a Fiumicino e ai Castelli Romani. Inoltre pare che fino a poco tempo fa tale olio contraffatto venisse usato anche alla mensa del ministero dell’Istruzione, il Miur.
Secondo quanto riferito, l’indagine è iniziata partendo da un produttore illegale della Puglia. Da lì i Nas sono riusciti a risalire ai ristoratori clienti di tale produttore. L’olio di semi in questione veniva venduto a 3 euro al litro, quando la media per l’olio extravergine è di 9 euro al litro. L”olio veniva venduto a quintali e trasportato nei ristoranti tramite un furgoncino.
Vi state chiedendo come veniva contraffatto? Nel solito modo, non è certo la prima volta che succede e, purtroppo, non è l’ultima volta che accadrà. Chi bazzica i social ben conosce Chef Ruffi che da tempo ormai ha spiegato, tramite dei video presenti anche su Facebook, quanto sia facile contraffare in questa maniera l’olio e quanto i clienti non si accorgano mai del fatto che quello che stanno gustando non è vero olio d’oliva.
In pratica si tratta di prendere un qualsiasi tristanzuolo olio di semi di bassa qualità e addizionarlo con beta carotene (per nasconderne il sapore, anche se Chef Ruffi nei suoi video aveva usato del glutammato) e della clorofilla (l’ingrediente chiave di questa contraffazione, visto che serve a donare al pallido olio di semi quel bel colorino verde che ce lo fa scambiare per olio extravergine d’oliva).
L’olio contraffatto veniva poi imbottigliato in bottiglie anonime, con etichette posticce. Anche Marco Oreggia, un esperto di olio extravergine d’oliva, ha parlato di una sofisticazione di vecchia data, molto banale e semplice da scoprire, ben diversa dalle frodi più complesse e difficili da rilevare. Un esempio è quello degli oli lampanti rettificati, cioè oli extravergine d’oliva veri e propri, ma difettati e che per questo sono declassati in quanto dotati di parametri chimici e organolettici non adatti.
Comunque sia nell’indagine non ci è finito solo il produttore, ma anche i titolari dei ristoranti. Ah, se vi state chiedendo cosa c’entri il riciclaggio in tutto ciò, è presto detto: Camora e Sacra Corona Unita non sono nuovi a questi giri di olio e prodotti contraffatti che servono poi a mascherare un giro di riciclaggio.
Oreggia ha poi specificato che non sempre i ristoratori che finiscono invischiati in tali frodi lo fanno per dolo. A volte, semplicemente, anche per poca conoscenza della materia prima, semplicemente si fermano a considerare solo il risparmio, senza cercare di venire a capo su come sia possibile che un prodotto che di mercato costa 9 euro al litro gli venga misteriosamente offerto a 3 euro al litro.