Continua il terremoto che, nelle ultime settimane, ha preso a scuotere il mondo dell’olio di palma: dopo la decisione della Ferrero di interrompere del tutto i rapporti commerciali con uno dei più grandi produttori della Malesia, ecco che la nuova scossa arriva direttamente dall’Indonesia, primo produttore mondiale e responsabile di circa il 50% delle forniture complessive a livello globale. Le autorità governative, infatti, hanno deciso di vietare l’export per contrastare la carenza sul mercato locale, destando un’ondata di preoccupazioni per l’industria alimentare globale.
Preoccupazioni che, di fatto, si sono già tradotte in un nuovo rialzo dei costi di produzione di innumerevoli alimenti confezionati e in una nuova impennata del prezzo dei prodotti per i consumatori finali; già incrementati recentemente a causa del conflitto in Ucraina, che aveva colpito le scorte globali, e dal maltempo che si era abbattuto su alcune aree di produzione. Così, in seguito all’annuncio di questa mossa a sorpresa da parte di Giacarta, i dati del Bursa Malaysia Derivatives Exchange fanno registrare un aumento netto dei prezzi dell’olio di palma del 6%, avvicinandosi di fatto ai massimi livelli storici.
Discorso analogo anche per i future sui mercati internazionali di molti altri oli vegetali, travolti dalla decisione dell’Indonesia: nello specifico, quelli dell’olio di soia scambiati a Chicago sono arrivati a sfiorare i massimi dal 2008.