Colpo di coda dalla Malesia: le autorità governative locali hanno infatti dichiarato in sede ufficiale di stare considerando una interruzione del flusso in export di olio di palma verso i mercati dell’Unione europea in risposta ai più recenti disegni di legge. Il governo malese si riferisce naturalmente all’introduzione, da parte delle autorità europee, di un divieto di importazione per tutti quei prodotti che hanno un legame o che derivano dalle pratiche di deforestazione – come il cacao, la gomma e naturalmente anche l’olio di palma. È bene notare, prima di proseguire e analizzare la questione, che al legge in questione non vieta categoricamente l’importazione dei prodotti sopracitati sul territorio europeo: gli importatori, infatti, possono dimostrare che la produzione dei loro beni non ha danneggiato le foreste e procedere comunque con gli affari.
Linea dura in Malesia
Insomma, in altre parole lo “stop” vale solamente per coloro che non sono in grado di smarcarsi delle accuse di deforestazione; ma visto che l’Unione europea è di fatto uno dei principali importatori di olio di palma al mondo (il terzo complessivo, a essere precisi; ed è responsabile del 9,4% delle esportazioni totali della Malesia – in calo del 10,5% rispetto all’anno precedente), il disegno di legge ha comprensibilmente sollevato le proteste di Indonesia e Malesia, che sono invece tra i principali produttori.
“L’opzione potrebbe essere semplicemente quella di interrompere le esportazioni verso l’Europa, concentrandoci solo su altri Paesi” ha commentato il ministro delle materie prime malese Fadillah Yusof, esorando al contempo i membri del Consiglio dei paesi produttori di olio di palma (CPOPC) a unirsi in protesta e combattere le “accuse infondate” di Europa e Stati Uniti sulla sostenibilità dell’olio di palma.
Lo stesso CPOPC, in effetti, ha già accusato in più occasioni le autorità europee di aver colpito ingiustamente la produzione di olio di pama, facendo del legame con le pratiche di deforestazione una vera e propria arma: in risposta, i governi di Indonesia e Malesia hanno creato delle certificazioni di sostenibilità obbligatorie per tutte le piantagioni nazionali.
La nuova legge europea, tuttavia, ha spinto il presidente indonesiano Joko Widodo e il primo ministro malese Anwar Ibrahim a rafforzare la cooperazione attraverso il CPOPC, con l’obiettivo di “combattere la discriminazione contro l’olio di palma”. Un fronte comune, in altre parole, per tutelare un’industria che rappresenta una importante fonte di reddito per i Paesi coinvolti. “Dovremo essere più coordinati nei nostri sforzi” ha concluso Fadillah Yusof. “Il benessere socio-economico dei nostri Paesi deve essere la priorità”.