La carenza di olio di girasole fu individuata come una delle conseguenze più immediate del conflitto tra Russia e Ucraina: a pochi giorni dall’inizio delle ostilità, le autorità fecero sapere che le scorte nazionali sarebbero durate un mese, forse anche meno. Franco Pugliese, AD di Conad, nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Radio24, ha recentemente fornito una stima ancora più precisa: 20 giorni, e poi il prodotto sparirà dagli scaffali di tutta Europa.
“Non c’è alcuna giustificazione nella corsa agli accaparramenti dei prodotti alimentari e non c’è nessun problema nell’approvvigionamento delle merci” spiega Pugliese nel ricorda che la stessa, immotivata isteria scoppiò anche durante il primo lockdown di due anni fa. ” La vera carenza riguarderà l’olio di semi di girasole, che non solo in Italia, ma anche in tutta Europa sparirà dagli scaffali entro circa 20 giorni”. Calmi, però: per la maggior parte delle famiglie italiane non dovrebbe essere un gran problema: l’olio di girasole, tradizionalmente usato nelle fritture, non è di certo un prodotto indispensabile e può essere tranquillamente sostituito. Le problematiche si danno più gravi per l’industria alimentare, dove l’olio in questione è utilizzato come addensante e componente di molti prodotti e dovrà essere sostituito (e le polemiche, anche in questo caso, sono già scattate).
Il sostituto ideale? Una cara, vecchia conoscenza: l’olio di palma. “Il nostro auspicio è che non si vanifichino i notevoli risultati ottenuti grazie all’impegno della filiera domestica, che è riuscita ad orientare le produzioni e gli approvvigionamenti di olio di palma certificato sostenibile sul mercato italiano” scrive a tal proposito l’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile. “Ci auguriamo quindi che gli approvvigionamenti di olio di palma siano rivolti esclusivamente alla sua versione certificata sostenibile, che ad oggi rappresenta la migliore e principale alternativa all’olio di palma convenzionale, sia in termini di sostenibilità ambientale che sociale”.