L’olio di girasole è stato uno degli alimenti che più ha pagato le conseguenze del conflitto in Ucraina: trattandosi di una delle principali produzioni del cosiddetto Granaio d’Europa, il flusso verso altri Paesi è infatti rimasto paralizzato dallo scoppio della guerra, determinando un aumento dei prezzi – secondo le stime redatte dalla Coldiretti – del 66%. Con le scorte nazionali sempre più scarne e il prezzo che, come accennato, aveva raggiunto vette inimmaginabili, le famiglie e la stessa industria alimentare – che di fatto ne fa un uso massiccio – hanno dovuto ricorrere a strategie alternative, come la sostituzione con la colza o altri oli vegetali.
Una “modifica” nelle ricette che, come però spiega il Codacons, va di fatto a violare i regolamenti comunitari in materia di etichettatura – ma prima facciamo un passo indietro. L’industria alimentare, a oggi, è tenuta a informare i consumatori della presenza dell’olio di colza tramite un semplice stampato con inchiostro o con un adesivo: una possibilità autorizzata dalla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico n. 0066415 dell’11 marzo 2022 (a una manciata di giorni dall’inizio del conflitto) che di fatto ha introdotto misure temporanee eccezionali relative all’etichettatura dei prodotti contenenti oli vegetali in sostituzione di quello di girasole. Come accennato, la circolare giudica sufficiente l’introduzione attraverso il getto d’inchiostro o altri sistemi equivalenti (es. sticker adesivi) di una frase che indichi quali oli e/o grassi siano stati impiegati in sostituzione dell’olio di girasole, segnalando ovviamente eventuali allergeni.
Come anticipato, tuttavia, il contenuto della circolare va a violare il Regolamento Europeo 1169/11 che – ricorda il Codacons – “disciplina in modo preciso l’etichettatura dei prodotti alimentari e le dichiarazioni nutrizionali degli alimenti”. È altrettanto importante ricordare, per di più, che di fatto la colza si trova da 2016 nel mirino dell’EFSA per le potenziali ripercussioni sulla salute dei bambini, in quanto potrebbe aumentare notevolmente il tenore di grassi saturi ed esporre i consumatori al rischio di allergie. Il Codacons, di conseguenza, diffida il Mise ad annullare la circolare in questione, chiedendo “allo stesso dicastero e a quello della Salute di accertare la corretta applicazione della normativa sull’etichettatura”.