Che gli allevamenti intensivi siano una delle principali fonti di inquinamento a livello mondiale non dovrebbe sorprendere nessuno. Il problema, che come accennato riguarda l’intero globo terrestre, è però particolarmente sentito soprattutto in Olanda, dove le pratiche intensive sono un’attività dominante nel settore agricolo: un assetto che ha permesso al Paese di diventare il principale esportatore di carne dell’Unione europea, ma che al contempo ha compromesso radicalmente la salute dell’ambiente, con terreni e corsi d’acqua gravemente contagiate dalle emissioni di azoto e ammoniaca.
Il problema è tale da aver attirato l’attenzione della Corte Suprema, che ha ordinato alle autorità locali di ridurre le emissioni di ossido di azoto del 50% entro il 2030, spingendo il governo ad annunciare l’intenzione di ridurre un terzo il bestiame. In questo clima di “caccia alle soluzioni”, un agricoltore ha avuto un’idea decisamente preoccupare: spedire le mucche a fare i loro bisogni in bagni riservati.
Soluzioni cercasi: l’Olanda al bivio della sostenibilità
Prima di tuffarci nella questione, è bene notare che la questione “allevamenti intensivi” in Olanda è così grave che il governo è arrivato a presentare un ultimatum a diverse migliaia di aziende agricole: innovare gli impianti in modo tale da ridurre drasticamente le emissioni, o farseli sottrarre tramite acquisizione forzata. Risolvere il problema o chiudere, insomma.
Misura drastica? Forse sì, ma bisogna anche considerare che nel territorio relativamente ridotto dei Paesi Bassi sono concentrati tanti animali da fattoria quanto l’intera Francia. In altre parole, le misure drastiche sembrano l’unica soluzione per un problema di questa mole.
Ma torniamo ai nostri bagni per mucche: la stalla di Willem ospita una cinquantina di bovini che vanno regolarmente a fare i loro bisogni nelle apposite toilette. Molto carino, ma una domanda sorge spontanea: come la convinci una mucca ad andare in bagno, quando già solo insegnare a un cane a non fare pipì in casa sembra un’impresa?
Il sistema è stato inventato da Henk Hanskamp: attratto dai granuli, l’animale entra in una sorta di congegno che lo porta a urinare in un recipiente che a sua volta aspira il liquido in un serbatoio. Chiaro, fare in modo che gli animali lo usino ogni singola volta è forse fantascienza, ma Hanskamp sostiene che il metodo consente di raccogliere almeno il 50% della loro urina.
Impedendo che la pipì vada a mescolarsi con lo sterco e in seguito a evaporare nell’aria il risultato è una riduzione del 50% delle emissioni di azoto. Di nuovo – molto carino, ma ora che me ne faccio della pipì di mucca che ho raccolto? Semplice: la riciclo. L’urina può essere utilizzata come fertilizzante naturale, e per evitare il rischio di evaporazione viene direttamente iniettata nei campi. Doppia vittoria, insomma: “Il vantaggio per me è che acquisto il 65% in meno di fertilizzante chimico” ha spiegato Willem, intervistato dal programma “Envoyé Spécial” di France Television.