Le piante OGM non si incrociano con le specie non geneticamente modificate e quindi non danneggiano la biodiversità: è quanto sostiene uno studio giapponese effettuato dal Ministero dell’Agricoltura e durato più di 15 anni. Le coltivazioni analizzate sono soia e colza, di cui in Giappone esistono varianti OGM: è dal 2006 che vengono monitorate per rilevare eventuali incroci con specie selvatiche, ma questi incroci non sono stati trovati, o meglio non sono stati rilevati in maniera significativa.
Una delle obiezioni che vengono fatte nei confronti degli organismi geneticamente modificati è che questi possano “invadere” il territorio, passando i loro geni alle piante non transgeniche – dato che le impollinazioni avvengono in natura e non possono essere confinate – e così creando una uniformità di specie, tutte uguali e tutte OGM. Ma questo in Giappone non è successo, riporta lo studio: sono state analizzate specie simili in un raggio di 5 chilometri dalle coltivazioni, e nessuna aveva una presenza significativa di geni inseriti per resistere a pesticidi ed erbicidi. Per quanto riguarda i semi di colza, sono stati osservati “passaggi” di geni nel 19% dei casi, un numero considerato naturale dato che il range consueto è tra il 5% e il 30%.
Il governo del Giappone, paese che è un grande importatore di alimenti OGM, sta effettuando una campagna per convincere la popolazione, in maggior parte ancora scettica, sul fatto che le nuove tecniche di editing genetico (CRISPR) sono diverse dai tradizionali incroci OGM, e in generale sul fatto che pericoli per la salute e la biodiversità non sono dimostrati.
[Fonte: Foodnavigator]