Obesità: ingrassiamo anche per colpa delle confezioni?

Gli endocrinologi AME sostengono che il cibo non è il solo fattore ingrassante, ma dobbiamo stare attenti anche alle confezioni. E non è una questione psicologica.

Obesità: ingrassiamo anche per colpa delle confezioni?

L’Associazione Medici Endocrinologi (AME) si è espressa con un verdetto sinistro: a quanto pare, ingrassiamo e siamo obesi non solo per il cibo e le bevande che consumiamo, ma anche a causa delle confezioni in cui il cibo stesso è venduto. Sembra il classico concetto di influenza psicologica che ci induce a scegliere male ciò che consumiamo, ma – purtroppo – si parla di ben altro. A quanto pare, infatti, nostro malgrado assorbiamo dal cibo determinate sostanze presenti nelle confezioni con cui questo entra in contatto. Si parla di bustine, vaschette, bottiglie: i packaging contengono distruttori obesogeni che compromettono il nostro sistema endocrino, trasmettendo la cosa anche alla progenie. Ottimo.

Insomma, possiamo sforzarci di ingerire alimenti sani, quantità corrette per noi, bevande salubri, di evitare il sucralosio per salvare il nostro DNA… ma siamo continuamente bombardati da elementi che intralciano la nostra strada e compromettono il dimagrimento. Prima di andare in panico, approfondiamo meglio la cosa.

3 motivi per fare a meno dei dolcificanti 3 motivi per fare a meno dei dolcificanti

Cosa sono questi interferenti endocrini

cibo-confezionato

I distruttori obesogeni di cui parla AME sono interferenti endocrini, ovvero sostanze in grado di rendere irregolare l’attività del sistema endocrino. L’apparato endocrino è quello adibito alla produzione degli ormoni, strettamente legati anche all’oscillazione del nostro peso corporeo. Vincenzo De Geronimo è il coordinatore della Commissione Farmaci Ame e sostiene che “i distruttori obesogeni hanno la capacità di interagire con i meccanismi che portano all’obesità a più livelli. Sono capaci di interferire con i centri regolatori della fame-sazietà, con il metabolismo degli zuccheri, con la biologia delle cellule adipose e di quelle muscolari, con il microbioma intestinale. E lo fanno entrando in competizione o in contrasto con gli estrogeni e gli androgeni e attivando recettori e vie enzimatiche legate alla crescita e proliferazione delle cellule del grasso. Effetti sono stati riscontrati anche sulle cellule del cervello”.

Inquinamento di prossimità

Ma il mondo industriale ne è al corrente? A quanto pare sì, tanto che le agenzie regolatorie hanno di fatto attuato una progressiva riduzione dell’esposizione a queste sostanze, e in molti casi ne hanno sancito uno stop definitivo. Non è scontato specificarlo: tali normative riguardano perlopiù paesi occidentali, con poca reattività e attenzione – invece – dalle zone più povere e fragili e restie.

Si parla quindi di inquinamento di prossimità. Seppur ridotto nella maggior parte dei casi come scritto poco sopra, non lo è abbastanza per proteggerci del tutto da “forme di bioaccumulo e danno biologico conseguenti all’inquinamento ed alla contaminazione di cibi che si realizzano lontano da noi e che, successivamente, importiamo”, prosegue De Geronimo. Come se non bastasse, tali sostanze non presenti solamente nel cibo e nelle bevande o nelle confezioni di questi alimenti, bensì ovunque: indumenti, aria, detergenti, per una lista che non fa che allungarsi e che mostra sempre più aspetti comune ad alcune patologie. patologie o malesseri che si rilevano anche attraverso le urine.

DNA compromesso

Il cosiddetto fattore ereditario riguardante l’obesità o la tendenza ad accumulare adipe non è mai stato così attuale e vero (quindi, non si ingrassa solo per il cattivo esempio dei genitori). De Geronimo approfondisce la cosa, spiegando che “l’epidemia d’obesità non può essere spiegata più solo con lo sbilanciamento tra alimenti introdotti ed energia consumata o con il timing dei pasti ma è evidente che c’è qualcosa di più, che è legato all’inquinamento ambientale“. L’impatto riguarda anche le generazioni successive, perché si insinua nel nostro codice genetico ripercuotendosi inevitabilmente su quello dei nostri figli.

Obesità: i batteri intestinali dei bambini possono prevedere futuri problemi di peso Obesità: i batteri intestinali dei bambini possono prevedere futuri problemi di peso

La soluzione

cibo-fresco

La soluzione, che è più una prevenzione, non può che essere una sola: l’attenzione da parte del consumatore, la consapevolezza che non è mai troppa. Osservare cosa è venduto nei supermercati, stare attenti alle etichette, leggere tutto, chiedere specifiche, scegliere ingredienti freschi e non processati né confezionati ove possibile. Sembra una faticaccia ma non lo è, e come abbiamo da poco evidenziato su queste pagine, è la strada giusta sia per risparmiare sia per stare meglio.