Norbert Niederkofler chiude il St. Hubertus, ristorante tre stelle Michelin dell’hotel Rosa Alpina di San Cassiano. Almeno, lo chiude così come lo conosciamo noi, e se vi sembra di aver già sentito questa frasetta da qualche parte, è perché assomiglia molto a quella dell’annuncio dell’addio al Noma di René Redzepi. La forma, in effetti, sembra essere molto simile: la ristorazione va ripensata. Fuori (l’albergo chiude per ristrutturazione, un po’ come il Don Alfonso, che si è messo in pausa fino al 2024) e dentro (meno coperti, forse meno costi, o chissà).
Sta di fatto che la sostanza è questa. L’Italia rimane orfana di un tre stelle Michelin, in un panorama della ristorazione che lascia qua e là nomi più che illustri, di tanto in tanto e con sempre maggiore frequenza. Dobbiamo preoccuparci? Forse, almeno se siamo affezionati all’alta ristorazione così come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Ce lo stanno dicendo in tutti i modi: è sempre più difficile farla, e farla bene, e farla riuscendo a far quadrare i conti.
La chiusura del St. Hubertus
Il 24 marzo il St. Hubertus chiude la stagione, esattamente come succede ogni anno a inizio primavera. Solo che – fa sapere Il Gusto – questa volta non è prevista la consueta riapertura. L’albergo Rosa Alpina, che ospita il ristorante di Niederkofler, va in ristrutturazione, e pare di capire che lo chef non sarà più alla guida della cucina una volta ultimati i lavori. Anche se – dicono dalla proprietà – “farà parte del think tank del Rosa Alpina”, qualsiasi cosa voglia dire in termini pratici. Solo poco tempo fa, ai tempi dell’ingresso nell’assetto proprietario dell’albergo di San Cassiano da parte del gruppo Aman (era il 2020), il gruppo parlava di un viaggio fianco a fianco con lo chef Norbert Niederkofler, iniziato già quando era consulente all’Aman Venice. Invece, evidentemente qualcosa non deve aver funzionato. Forse, è arrivato il momento per tutti di chiedersi cosa.