Non è un buon periodo per Ferrero: i produttori di nocciole chiedono di rivedere i prezzi

Dopo le proteste per il lavoro sottopagato, altri problemi per Ferrero: stavolta sono i produttori di nocciole a lamentare prezzi non più sostenibili.

Non è un buon periodo per Ferrero: i produttori di nocciole chiedono di rivedere i prezzi

Siamo abituati a dare notizie di ben altro tenore quando si parla di Ferrero. La storica azienda langarola è solita distinguersi per le altissime posizioni del suo rampollo di famiglie e amministratore delegato Giovanni Ferrero nella classifica di Forbes sui più ricchi del mondo, o per i premi produzione spesso meritati dai più di seimila dipendenti. Eppure basta allontanarsi un po’ dallo stabilimento di Alba per vedere qualche crepa nell’immagine apparentemente perfetta del marchio che distribuisce felicità sotto forma di barattoli di Nutella, ora anche per vegani: è di quest’estate la brutta sorpresa che i mitici ovetti Kinder vengono confezionati da personale sottopagato a cinque euro l’ora. Problema, quello dell’ingiusto trattamento dei lavoratori nelle aziende a cui Ferrero esternalizza le operazioni di packaging, che si è ripresentato proprio fuori dai cancelli, con la protesta dell’Unione Sindacale di Base. È di questi giorni un’altra brutta notizia, che riguarda una delle materie prime cardine della produzione: la nocciola.

La lettera dei produttori

nocciole

Sono i produttori di nocciole della Tuscia a vergare una lettera all’indirizzo di Ferrero, per denunciare i prezzi non più adeguati al mercato e chiedere un incontro per ridefinirli. E dire che il rapporto era iniziato sotto i migliori auspici, come sono gli stessi produttori a sottolineare: ”l’avvio di un investimento importante, come lo stabilimento di Korvella Spa, sul nostro territorio e il contestuale avvio del progetto Nocciola Italia hanno suscitato, in noi produttori di nocciole della Tuscia, un grande sentimento di speranza e fiducia sia nel nostro lavoro e sia nel sostegno della vostra azienda”.

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Progetto, ricordiamo, nato nel 2018 con l’obiettivo di ampliare la coltivazione in Italia del prezioso frutto, il cui prezzo base fu stabilito al 30% in più dei listini della Turchia, con remunerazione sul qualità e varietà, e un ricalcolo triennale basato sull’andamento dell’inflazione. Condizioni che, visto il travagliato scenario internazionale, non sono più sostenibili: ”Gli studi fatti sul giusto prezzo delle nocciole da riconoscere al produttore, all’epoca dell’avvio del progetto Nocciola Italia oggi non sono più attuali e prezzi, così attentamente stabiliti, non tengono affatto conto delle sopravvenute contingenze sia economiche, che politiche, che climatiche e che globali”. Problematiche esasperate dall’arrivo sul mercato di prodotto proveniente da nazioni ben meno stringenti, che si pongono quindi in concorrenza sleale. Prosegue la lettera: “’a tutto ciò si aggiunge la famigerata griglia che determina le fasce di attribuzione del prezzo delle nocciole” che ”penalizza il prodotto made in Italy e soprattutto quello destinato al progetto Nocciola Italia”. Insomma, Ferrero ha sul tavolo diverse questioni urgenti e importanti, vedremo se e come deciderà di agire.