Nel mosaico del pandoro gate una delle tessere chiave è certamente rappresentata dalla svolta delle ultime ore, che ha visto l’ipotesi di reato cambiare dalla frode in commercio a truffa aggravata. Tra i nomi travolti dalla bufera dei dolci e della beneficenza spicca soprattutto quello di Chiara Ferragni, ma è bene notare – soprattutto per noi che di cibo ci occupiamo – che assieme all’influencer nel pieno della questione ci sono anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice della omonima società che ha prodotto l’ormai famigerato pandoro, e Francesco Cannillo, proprietario di Dolci Preziosi.
Un nome, quest’ultimo, coinvolto nella vicenda, tematicamente affine a quella del pandoro, delle uova di Pasqua. Anche in questo caso, il dubbio è che la comunicazione sia stata poco trasparente sulla correlazione tra le vendite e l’ammontare della somma destinata in beneficenza.
Chiara Ferragni tra Balocco e Dolci Preziosi: il punto della situazione
È per di più bene notare che, stando alle ultime indiscrezioni, la vicenda riguarderebbe anche altri casi affini ai due citati nelle righe precedenti, e cioè casi in cui il prodotto di turno, forte della griffe Ferragni, è stato proposto al consumatore con scopi solidali. Si potrebbe dire, in altre parole, che l’intenzione sembrerebbe quella di fare luce attorno al velo di maliziosa torbidezza che aleggia attorno alla parola “beneficenza”.
A proposito di torbidezza – a scanso di equivoci, e per evitare di rimanere impantanati nel legalese, ci pare corretto farvi un rapido riassunto degli eventi. Partiamo con il più recente caso pandoro, venduto a un prezzo quasi tre volte superiore rispetto al “collega” di base. Tale maggiorazione avrebbe indotto i consumatori a pensare che, attraverso l’acquisto, avrebbero contribuito alla donazione di fondi all’ospedale per bambini Regina Margherita di Torino.
In realtà, però, la donazione da 50 mila euro era già stata eseguita mesi prima da Balocco, mentre la stessa Chiara Ferragni aveva incassato circa un milione di euro dall’azienda – un “cachet esorbitante”, per usare la definizione di un manager di casa Balocco trapelata dalle mail acquisite dell’Antitrust.
Il caso delle uova di Pasqua a marchio Dolci Preziosi è, come già accennato in apertura, molto simile a questo. L’operazione aveva portato, come puntualmente riportato da Repubblica, una donazione di 36 mila euro all’associazione “I bambini delle fate”, mentre Chiara Ferragni aveva incassato 500 mila euro nel 2021 e altri 700 mila nell’anno successivo.
NDR: Questa notizia, pubblicata il 9 gennaio 2024, è stata modificata il 10 gennaio a seguito della rettifica pubblicata da Dolci Preziosi, con la quale l’azienda dichiara di non aver ricevuto alcuna notifica o intervento da parte delle Autorità competenti.