No e Low Alcohol: anche se l’Italia non ci crede varranno presto una fortuna

Un recente studio internazionale prevede un'importante crescita per il settore del no/low alcool, ma l'Italia ne è esclusa.

No e Low Alcohol: anche se l’Italia non ci crede varranno presto una fortuna

Anche se finalmente il ministero ha dato il via libera per la produzione di vini dealcolati (chiamandoli anche così, con buona pace di Lollobrigida), dando finalmente la possibilità agli imprenditori Italiani di poter giocare in un settore dall’enorme potenziale e in cui altre nazioni hanno già consolidato il ruolo di leader, il nostro paese sembra confermare la sua vocazione di mercato tradizionalista e poco aperto alle novità.

In attesa di vedere se l’inasprimento delle sanzioni del nuovo codice della strada imporrà una maggiore apertura mentale nei confronti delle bevande no/low alcool, nel resto del mondo questo tipo di prodotti sembrano destinati a una crescita importante. Lo conferma uno studio dell’IWSR, l’International Wine & Spirits Research, e più importante multinazionale di ricerche di mercato nel settore beverage.

La crescita

cocktail analcolici famosi

Lo studio prende in considerazione dieci mercati chiave mondiali, evitando accuratamente l’Italia: parliamo di Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti, in cui nel solo 2028 si prevede una crescita del 4% per un valore di quattro miliardi di dollari, trascinato soprattutto dagli analcolici, che registrerà un +7% mentre i prodotti a bassa gradazione resteranno sostanzialmente stabili.

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I no alcool sono stati protagonisti di una scalata impressionante, passando dai 30 milioni consumatori stimati del 2022 ai 61 milioni del 2024. Susie Goldspink, responsabile delle ricerche sul no/low alcool di IWSR osserva: “mentre il comparto degli analcolici evolve, i consumatori vogliono qualcosa in più della semplice assenza di alcool. Vogliono prodotti che offrano gusto, complessità e un’esperienza di bevuta completa. Questa evoluzione sta allargando i confini del settore, spingendo le aziende a innovare e alzare il livello di qualità e varietà”.

Dati interessanti

Switchel cocktail analcolico

Un ruolo all’interno di questa crescita sembra averlo anche la birra, con aumento dei volumi previsto del 7% entro il 2028, grazie alle opzioni senza alcool. È il Brasile il mercato la birra analcolica è la referenza no-alcool per eccellenza e dove la crescita dovrebbe attestarsi su un +10%, mentre negli Stati Uniti il mercato è più complesso e composito, con un’ampia varietà di prodotti e con la Gen Z che sembra essere molto più sensibile al consumo di alcolici, sperimentando molto più delle generazioni più attempate con kombucha, tè frizzanti, acque luppolate e bevande a base di aceto come gli switchel. Resta da vedere se l’Italia farà mai parte di questo epocale cambiamento nei consumi.