Se qualcuno vi ha detto che su Amazon sono state vendute delle bottiglie di urina come Energy Drink, beh, non è andata proprio così. Anche se, ad essere onesti, la cosa comunque un po’ preoccupa. Su Amazon a volte si trovano in vendita le cose più assurde (talvolta con dei prezzi ai confini della realtà). Ma da dove nasce questa storia dell’urina venduta su Amazon come bevanda energetica? Da un documentario di Channel 4.
Su Amazon non ci sono bottiglie di urina vendute come energy drink, ma…
Nel documentario dal titolo “The Great American Heist”, il regista Oobah Butler, noto burlone, avrebbe spiegato di aver raccolto delle bottiglie riempite di urina dagli autisti di Amazon (il riferimento è al fatto che gli autisti di Amazon hanno così poco tempo per le consegne che quando devono andare in bagno, devono fare pipì nelle bottiglie, per non perdere tempo) e di averle messe in vendita su Amazon. Tale “bevanda” è stata chiamata “Release Energy” e secondo Butler è diventata quella più venduta nella categoria “Bitter Lemon”.
Subito dopo che il documentario è stato mandato in onda, ecco che Amazon ha contestato il fatto, sostenendo che “Release” fosse solamente una “rozza trovata” e affermando che nessun vero cliente aveva mai acquistato tale prodotto.
Un portavoce di Amazon ha sottolineato che la sicurezza è una priorità assoluta per il sito di e-commerce e che è richiesto che tutti i prodotti in vendita sul sito siano conformi alle leggi e rispettino i regolamenti previsti.
Amazon ha continuato sostenendo che sono dotati di strumenti all’avanguardia per impedire che vengano messi in vendita prodotti non sicuri e che tengono sotto controllo il sito per individuare prodotti con reali problemi inerenti la sicurezza. Tutti i rivenditori che non rispettano tali politiche di vendita dovranno poi subire un procedimento legale.
Eppure, eppure, secondo Butler, è stato assai facile mettere in vendita tale prodotto. Tecnicamente Butler aveva inserito il Release nella sezione “Dispenser ricaricabili”, ma è stato poi l’algoritmo di Amazon a spostarlo nel settore Bevande. Quindi diciamo che le procedure di sicurezza devono essere un tantino riviste.
Quello su cui Amazon, invece, ha ragione è che nessun vero cliente ha acquistato il Release, visto che gli unici acquirenti sono stati alcuni amici di Butler. Anche se, a quanto pare, una decina di veri clienti che hanno provato a comprare il prodotto ci sono stati.
Ovviamente, quando è saltata fuori tutta questa storia, il Release è stato subito tolto da Amazon.
Nella descrizione di Release viene spiegato cosa si cela alla base di quella che potrebbe sembrare solo una burla fine a se stessa, ma che non lo è. In pratica il Release Energy vuole rendere noto il ruolo dei conducenti dei camioncini di Amazon, descritti come “eroi non celebrati” in quanto affrontano pressioni immense affrontando programmi estremamente impegnativi.
A causa delle scadenze ravvicinate, questi autisti sono perennemente in corsa contro il tempo, tanto da dover sacrificare le proprie esigenze per poter fare in modo che i pacchi giungano a destinazione.
Release Energy nasce proprio dalla disperazione dalla determinazione di quei corrieri Amazon che “durante il loro turni estenuanti si sono trovati di fronte alla scelta fra adempiere ai loro obblighi contrattuali o trovare un bagno”. La descrizione si conclude sostenendo che ogni bottiglia di Release Energy è composta interamente da urina di tali autisti in quanto è stata trovata già decantata nelle bottiglie e gettata a bordo strada.
Una trovata goliardica, sì, ma anche con un fine sociale. Butler, infatti, ha voluto realizzate tale documentario per mostrare al pubblico quello che alcuni autisti avevano affermato in precedenza, ovvero di essere stati costretti a fare pipì nelle bottiglie pur di rispettare le scadenze delle consegne. Cosa, fra l’altro, che lo stesso Amazon aveva confermato accadesse.
Ma c’è un altro aspetto da considerare. Nonostante le dichiarazioni di Amazon, infatti, è stato incredibilmente facile mettere in vendita qualcosa di potenzialmente dannoso per gli acquirenti. Siamo davvero davvero sicuri che l’algoritmo sappia il fatto suo?
[Crediti Foto | Screenshot dal video di YouTube]