Uno stop generico, che potremmo anche definire pigramente ampio, per vietare il fotovoltaico sui terreni agricoli; accompagnato da un vero e proprio smantellamento del Cufaa, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, di fatto rappresentante la più importante polizia ambientale a livello internazionale. Un destro-sinistro (o forse sarebbe più corretto dire “destro-destro”?) che, secondo la lettura del presidente di Legambiente Stefano Ciafani, nasconde (almeno) due gravi pericoli.
La cosiddetta pietra dello scandalo è un decreto legge “che sta circolando in questi giorni”, spiega Ciafani, “e che dovrebbe essere approvato oggi (la dichiarazione è del 6 maggio, ndr) in Consiglio dei ministri”. Due, come dicevamo, le direttrici di azione: il divieto generico “di installare i pannelli solari sui terreni agricoli” e il trasferimento del Cufa “dal ministero dell’Ambiente a quello dell’Agricoltura”. Pare che il ministro Lollobrigida, in altre parole, sia finalmente a un passo dal realizzare gli Avengers della Sovranità Alimentare.
Fotovoltaico e il ruolo del suolo agricolo: la denuncia di Legambiente
Le parole di Ciafani sono nette ed eloquenti: la norma di cui sopra è “senza senso”, in quanto “non risolve il problema dell’eccessivo consumo di suolo, denunciato dal mondo agricolo e da quello ambientalista. L’articolo in questione della bozza di decreto è pericolosamente onnicomprensivo. È insensato, ad esempio, vietare il fotovoltaico a terra nelle aree classificate come agricole dove non si dovrebbe o non si può coltivare”.
Del discorso di Ciafani è soprattutto interessante notare come la diffusione delle rinnovabili, insieme eterogeneo di cui il fotovoltaico fa ovviamente parte, possa essere “di grandissimo interesse anche per il mondo agricolo che, come tutti, paga le bollette impazzite a causa delle speculazioni sul gas ed è tra le prime vittime della crisi climatica”. Si sprecano, in effetti, le dichiarazioni e i rapporti sull’aumento dei costi dell’ultimo biennio, presentati come croce e ghigliottina per innumerevoli aziende.
Sullo sfondo, impegnativa ed evidentemente sottovalutata, resta l’emergenza del consumo di suolo: “Se il governo Meloni è davvero preoccupato per la perdita di terreni agricoli” spiega Ciafani “deve approvare in tempi brevi una norma contro il consumo di suolo, usando anche lo strumento del decreto legge, vista l’urgenza, favorendo la rigenerazione urbana e la semplificazione degli abbattimenti e delle ricostruzioni degli edifici esistenti, a partire da quelli nelle aree a rischio idrogeologico”. Come spiega eloquentemente il presidente di Legambiente il rischio, al netto del decreto in questione, è quello che indicando la luna “si guardi il dito”.
“Con questo decreto si rischia di cancellare la priorità, nel loro lavoro, della tutela dell’ambiente” ha concluso Ciafani. “Una perdita che il Paese non può permettersi, come dimostrano ogni anno i dati sull’illegalità ambientale pubblicati nel Rapporto Ecomafia, in un periodo storico in cui il Paese dovrà spendere i 220 miliardi di euro del PNRR, evitando nel modo più assoluto i potenziali rischi di illegalità e infiltrazione criminale ed ecomafiosa, già evidenziati da diverse fonti istituzionali”.