Niko Romito ha di recente svelato al pubblico il suo speciale natalizio – un panettone (e sottolineiamo il “-ONE”, come avremo modo di approfondire più avanti) in edizione limitata in vendita alla modica cifra di 150 euro. Ora, per esperienza diretta abbiamo notato che, tendenzialmente, la reazione più comune a questo genere di annunci è di malcelato sdegno, condito naturalmente da una torbida ira e una invocazione ai mitologici “prezzi di una volta”. In altre parole, varie declinazioni del “Ma dove andremo a finire, signora mia?”, passando per il proverbiale “Il mio falegname (o in questo caso pasticciere, ndr) con tremila lire lo faceva meglio”.
150 euro per un panettone sono sempre 150 euro
Ehi, sia ben chiaro – su di questo non si discute. L’inflazione galoppa, la situazione delle bollette la conosciamo tutti molto bene e il portafoglio delle famiglie italiane è magro come non mai: spendere 150 euro per un panettone a molti potrebbe apparire come una frivolezza imperdonabile e, francamente, addirittura un po’ arrogante o spaccona. Lo ripetiamo – è comprensibile. Attenzione, però: la dimensione dell’indignazione è seducente e decisamente comoda, e scivolarci dentro, ritrovandosi amareggiati e fondamentalmente lontani dal vero nocciolo della questione, è tanto semplice quanto è poi difficile uscirne. Che cosa vogliamo dire, esattamente? Molto semplice.
Non dimentichiamoci che si tratta di una edizione limitata, come già abbiamo accennato in apertura, con un peso netto (escludendo dunque la confezione, per intenderci – il peso lordo, secondo quanto riportato dallo shop, è di due chili e mezzo) di un chilo e mezzo. In altre parole, com’è vero che non è un panettone alla portata di tutti (e in questo non c’è niente di male, né nell’averlo effettivamente prodotto né nell’ammetterlo in tutta serenità, come potremmo fare per una Ferrari, un attico in quel di New York o un Rolex), è altrettanto vero che non ha mai preteso di esserlo.
Insomma, chi lo vuole se lo prenda – il resto francamente so’ chiacchiere alimentate dalla voglia di indignarsi, che poi alla fine un pretesto vale l’altro. Sarà buono? Lasciamo che il copy parli per sé: “Lievito madre dalla fermentazione delle uve del vigneto di Casadonna, farina di grano tenero biologica, tuorlo d’uovo biologico, bacche di vaniglia Bourbon da agricoltura biologica” si legge sulla pagina dedicata nello shop di Romito. “Burro da panna fresca, miele di agrumi, uvetta sultanina e scorze d’arancia biologica selezionata e candita artigianalmente”; con l’impasto declinato in quattro lavorazioni a tempo e temperatura controllati. Che c’è, ancora arrabbiati? Beh, allora vi farà piacere sapere che di fatto hanno appena aperto le iscrizioni al 19esimo corso dell’Accademia dello chef abruzzese: perché non provate a iscrivervi e ad andare a dirgliene quattro di persona?