Chissà come sarà il nuovo mondo della ristorazione post Coronavirus: se i ristoranti avranno una connotazione più solidale, se ci sarà una maggiore attenzione all’igiene anche quando tutto questo sarà finito, se avremo ancora voglia di affidarci alle guide Michelin per scovare nomi inediti entrati a far parte del gotha gourmet ai tempi del Covid 19. Ecco, si tratta di interrogativi da cui non possiamo esimerci e che servono per comprendere a fondo una ripartenza la quale, al momento, fa fatica a concretizzarsi negli immaginari collettivi. Abbiamo visto giovani promesse chiudere locali e vecchie guardie come Carlo Cracco paventare il peggio. Ora, un’altra stangata arriva da New York dove rischia di chiudere l’Eleven Madison park di Daniel Humm, uno dei ristoranti più interessanti sulla scena internazionale.
Il ristorante newyorkese, tra i migliori al mondo, teme oggi di non poter riaprire a causa dell’emergenza sanitaria. “C’è sicuramente un punto interrogativo sulla riapertura di Eleven Madison Park”, ha confidato a Bloomberg. “Ci vorranno milioni di dollari per rimettersi in moto. Innanzitutto bisogna riportare indietro il personale. Lavoro con le attrezzature migliori in un grande spazio. E voglio continuare a cucinare con gli ingredienti più belli e preziosi in modo creativo, ma allo stesso tempo, la cosa deve avere un senso”.
Humm ha dovuto lasciare a casa tutti i suoi dipendenti e, pur tenendo in considerazione il servizio a domicilio, ha presto abbandonato l’idea: “A New York lo fanno già in tantissimi. Non credo che ci fosse bisogno di cibo in scatole eleganti” ha dichiarato in piena onestà. Tra le tante incertezze, un punto fermo è rappresentato dalla svolta solidale del locale che è diventato il centro di produzione per 3mila pasti al giorno da donare alle persone in difficoltà.
“Se l’Eleven Madison Park dovesse riaprire – assicura – comunque continuerà a usare le sue cucine per nutrire i senzatetto e i bisognosi, oltre che i fortunati”. “In qualsiasi modo riapra l’EMP – ed è come una tela bianca in questo momento, dovremmo ridefinire il significato del lusso – sarà anche un’opportunità per continuare a nutrire le persone che non hanno nulla. Non ho più bisogno di alimentare solo l’1% della gente”.