Lo avevamo lasciato tra le pagine finali di “Appunti di un giovane chef nero” a raccontare la chiusura del suo ristorante a Washington, lo Shaw Bijou. In quell’occasione, con il memoir scritto insieme al giornalista Joshua David Stein, Kwame Onwuachi aveva raccontato dei problemi con i soci e delle difficoltà dietro l’apertura dell’ambizioso progetto in una città non ancora del tutto pronta a quel mix di novità e inclusione che la sua cucina rappresentava. Come scrive lui stesso “Appena lo Shaw Bijou chiuse, precipitai in una sorta di depressione paralizzante. Mortificazione, rabbia, tristezza. Non aiutava neanche il fatto che l’intera città sembrava al Settimo Cielo nel constatare il mio fallimento spettacolare”.
La storia di Kwame Onwuachi
Per chi non conoscesse Kwame Onwuachi, è uno chef afroamericano che ha raccontato la storia della sua famiglia e del suo avvicinamento alla cucina, dalle esperienze presso importanti insegne degli Stati Uniti, subendo episodi di razzismo nelle cucine prezzolate dove, racconta lui, ha sentito dire frasi come “Tanto i neri non vengono a mangiare qui”, fino ad arrivare a droga, violenza e vita nei sobborghi di New York. All’uscita del libro negli Stati Uniti (parliamo del 2019) Kwame Onwuachi non è comunque un cuoco qualsiasi.
E non c’entra solo l’aver militato in cucine famose, aver aperto giovanissimo una società di catering o aver studiato al prestigioso The Culinary Institute of America, lo stesso frequentato da Anthony Bourdain a cui spesso viene associato (ma le differenze tra i due sono abissali, basta leggerne i libri per capirlo): nel 2015 partecipa al talent gastronomico Top Chef, che gli garantisce una certa notorietà. Nel 2019 riceve un importante riconoscimento: ai James Beard Award viene nominato Rising Star Chef of the Year. Il libro però arriva in Italia solo a maggio 2022, con la traduzione dall’inglese di Gabriele Rosso, edito da NR Edizioni. E così se ne comincia a sentir parlare anche qui.
Appunti di un giovane chef nero
Ma dal 2019, anno dell’uscita del libro, al 2022 ne sono accadute di cose a Onwuachi. Tra cui un secondo libro, My America, un ricettario vero e proprio (anche Appunti di un Giovane Chef Nero contiene delle ricette, ma sono collegate ai fatti raccontati sotto forma di romanzo autobiografico), la partecipazione, questa volta in veste di giudice, al programma televisivo Chopped, persino il lancio di una collezione di smalti.
Il 2022 è anche l’anno dell’apertura di un nuovo ristorante. Questa volta la sede è New York, luogo di nascita e di studio di Onwuachi e l’inaugurazione avviene ufficialmente a ottobre dopo l’annuncio ad agosto con un post sui social e un articolo sul New York Times. Si chiama Tatiana, come la sorella di Onwuachi e si trova all’interno del Lincoln Center, un complesso di edifici nell’Upper West Side di Manhattan, che ospita diversi spazi dedicati alle arti performative.
Tatiana by Chef Kwame Onwuachi
Seguendo la scia della sua storia gastronomica, Tatiana offre una cucina afro-caraibica con influenze da New York e dagli States. Il menu, ideato da Onwuachi e realizzato dalla chef de cuisine Kamat Newman “Nasce con orgoglio dall’intersezione di famiglia e cibo. Un’esotica gamma di sapori provenienti da tutto il mondo, amalgamati con amore in un crogiolo di tradizione culinaria, patrimonio e cultura” è stato riportato. Una sola carta per la cena, con piccoli piatti e main course (large share) pensati anche da condividere, con alcuni dei cavalli di battaglia dello chef, tra cui i dumplings di Egusi (uno stufato nigeriano), salse creole, insalata piri-piri e il “cosmic brownie”. Dalle 10 alle 11 di sera, si può andare senza prenotazione per cocktail e piccoli piatti dalla cucina. Nel giro di pochissimo, il ristorante ha attirato parecchio interesse. Tra le altre cose, il pastrami del ristorante è stato eletto da Eater il migliore di tutta New York.