Vi ricordate dello scandalo francese della pizza Buitoni surgelata contaminata da E. coli che aveva causato diverse morti? Ebbene: adesso Nestlé ha deciso di sospendere temporaneamente la produzione della pizza surgelata nello stabilimento in questione, garantendo però ai sindacati che i lavoratori continueranno in qualche modo a lavorare nel suddetto stabilimento.
Nestlé e lo stabilimenti in Francia contaminato da E. coli
Giustamente vi starete chiedendo: ma come, non aveva da poco riaperto parzialmente lo stabilimento in questione? Sì, effettivamente ricordate bene: a dicembre era stata data la notizia della riapertura parziale, ma si riferiva alla linea di produzione non coinvolta nella contaminazione.
Ma torniamo al momento attuale. Lo scorso anno un’epidemia mortale di E. coli era stata ricondotta come origine allo stabilimento francese di Caudry: qui la Nestlé produceva la pizza Buitoni surgelata.
L’ingrediente contaminato era la farina. A seguito di numerosi casi segnalati e di alcuni decessi, ecco che lo stabilimento in questione era stato chiuso in attesa di poter essere sanificato e di poter così ottenere nuovamente l’autorizzazione a procedere.
Effettivamente a dicembre la Nestlé aveva ricevuto il via libera per riaprire l’altra linea di produzione dello stabilimento, quella non coinvolta nel richiamo e nel focolaio di E. coli. Solo che adesso la Nestlé ha fatto sapere che fra l’inflazione globale e gli effetti della chiusura dell’anno scorso, ecco che c’è stato un calo delle vendite delle pizze surgelate, cosa che ha reso insostenibile economicamente continuare a mantenere aperta la fabbrica.
La Nestlé ha fatto sapere che tutti i dipendenti rimarranno per ora al loro posto, nonostante la totale sospensione della produzione. Tuttavia parte che il futuro del sito di produzione di Cauddry e delle sue pizze Buitoni surgelate non sia ancora stato deciso.
Nestlé ha sottolineato che il mercato della pizza surgelata è calato del 20% nel corso dell’ultimo anno, mentre la stessa pizza Buitoni è stata duramente colpita dopo lo scandalo del 2022. Anche i sindacati hanno concordato che l’impianto non fatturava più come prima: Stéphane Derammelaere, facente parte del sindacato francese Force Ouvrière, ha rivelato che, nel 2023, nonostante le stime previste parlassero di 3.500 ordini, in realtà gli ordini reali effettuati erano stati solamente 450.
Il sindacalista ha ammesso che lui e i suoi colleghi erano “devastati” dalla cosa in quanto non si aspettavano che i distributori chiudessero loro le porte in faccia. Tuttavia poteva essere prevedibile una situazione del genere.
Lo scorso anno l’agenzia nazionale francese che si occupa della sanità pubblica, la Santé Publique France, aveva annunciato il 25 febbraio un’allarmante aumento dei casi segnalati di sindrome emolitica-uremica da E. coli produttori di shigatossina. Anche dozzine di bambini si erano ammalati dopo aver mangiato del cibo contaminato e due di essi erano morti.
Successivamente a marzo la Nestlé aveva annunciato un richiamo delle pizze Fraich’Up commercializzate da giugno 2021, sempre per contaminazione da E. coli. Le indagini epidemiologiche erano così risalite al focolaio originale, ritrovandolo proprio nello stabilimento di Caudry che, per questi motivi, aveva dovuto subito cessare la produzione. Anche Nestlé aveva confermato che un’ispezione interna aveva rilevato una contaminazione della farina da batteri E. coli STEC.
Nel frattempo le persone intossicate e i famigliari delle vittime hanno anche chiesto a Nestlé un risarcimento danni da 250 milioni di euro.