Nelle mense scolastiche, tra insetti e piatti improponibili, qualcosa non va

Gli ultimi casi nelle mense di due scuole elementari di Bologna e Torino impongono una riflessione.

Nelle mense scolastiche, tra insetti e piatti improponibili, qualcosa non va

A guardare le prove fotografiche fornite dai genitori dei della scuola elementare Bottego di Bologna, le loro lamentele sembrano fondate: mezza carota cruda, un finocchio visibilmente ossidato, e una sbobba marroncina su cui ci risparmieremo metafore. Ci vuole molta fantasia a definirlo “Hummus di ceci con pinzimonio di finocchi e carote”, e per quanto fosse a tutto a base di prodotti biologici, i commensali non hanno, prevedibilmente, gradito.

Qualcosa non va

mensa hummusIl piatto di “hummus di ceci e pinzimonio di carote e finocchio” che ha suscitato perplessità

Non si tratta di essere viziati o troppo esigenti, le pennette con sugo alla pizzaiola proposte come prime -che immaginiamo non siano state preparate per l’occasione da Cannavacciuolo o Cracco- hanno riscosso successo, ma il problema più volte segnalato dai genitori è che i pasti forniti dalle aziende appaltatrici (in questo caso la Ribò, società di Camst Group che ha vinto un appalto di cinque anni da 77 milioni di euro), spesso non bastano a saziare i bambini che, tornati a casa da scuola, devono mangiare ancora. Se a questo si aggiungono vere e proprie gaffe, come il servire dei kiwi in mense in cui, per ovvi motivi di sicurezza, non sono disponibili coltelli, è evidente che ci sia qualcosa che non torna.

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La consigliera comunale del gruppo Fratelli d’Italia a Bologna Manuela Zuntini, raggiunta da Il Resto del Carlino, ha un’idea al riguardo: “Mentre l’amministrazione continua ad accettare ogni richiesta di adeguamento dei prezzi da parte del gestore Ribo-Camst, tanti genitori continuano a segnalare l’inadeguatezza dei pasti che, in molte giornate, sono serviti ai bambini a scuola. Nonostante le ripetute rassicurazioni del Comune sul fatto che i pranzi siano rispondenti al fabbisogno calorico e quindi di crescita dei bambini, rimane una costante da anni il fatto che moltissime famiglie lamentino che i bambini tornano a casa affamati e debbano poi mangiare di nuovo appena rientrati da scuola”.

Non va meglio a Torino

mensa

È di un paio di giorni fa un altro esempio di disservizio in una mensa scolastica, quella della scuola elementare d’Azeglio di Torino, dove un bambino si è ritrovato un insetto nella pasta.

La risposta del comune? “Il punteruolo del grano è un insetto tipico delle infestazioni da grano e, sebbene renda l’alimento inadatto al consumo umano, non rappresenta un pericolo per la sicurezza alimentare del consumatore”, un preambolo al capolavoro: “Questi corpi estranei a cui non siamo più abituati non sono indice di scarsa igiene. Al contrario, sono indizio di un cibo che è visto come igienico e salutare anche per l’insetto o la farfallina o il verme nel torsolo, non essendo stato quel cibo avvelenato, ovvero trattato in modo che risulti velenoso per quell’essere”. Quindi, anche qui, non lamentatevi che è tutta roba biologica, e se con insetti o poco invitante è tutta salute.

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Mentre le autorità stanno già indagando per stabilire le modalità che hanno portato l’insetto in tavola, l’assessora all’istruzione della città di Torino Carlotta Salerno snocciola numeri tutto sommato confortanti: su quasi 11 milioni di pasti servizi dalle mense scolastiche, le segnalazioni sono state 1536, quindi lo 0,014%.

Va detto però che un servizio come quello che si ritrovano a subire gli alunni della scuola Bottego a Bologna non impone sanzioni e quindi non rientra in questa statistica, ma non può comunque essere considerato accettabile, suscitando ragionevoli dubbi su una maggiore attenzione alla speculazione piuttosto che all’erogazione di un servizio da parte delle ditte appaltatrici.