Nell’annus horribilis per l’Italia, la vendemmia in Borgogna “supera ogni aspettativa”

Mentre l'Italia si lecca le ferite per una delle vendemmie più povere di sempre, in Borgogna si supera "ogni aspettativa".

Nell’annus horribilis per l’Italia, la vendemmia in Borgogna “supera ogni aspettativa”

Mors tua vita mea, diranno forse i nostri lettori più cinici. D’altro canto, inutile fare finta di essere caduti solamente ora dal proverbiale pero: già le stime risalenti a quest’estate promettevano che l’Italia avrebbe perso il titolo di primo produttore di vino al mondo a favore della Francia; e ora che les jeux sont faits non ci rimane che il confronto con una realtà con cui dovremmo già avere una certa confidenza. Dai cugini d’Oltralpe (o almeno da una parte di questi, ecco) giungono squilli di trombe, in altre parole: la vendemmia in Borgogna ha “superato ogni aspettativa”, ha dichiarato l’ente commerciale Vins de Bourgogne (BIVB), e presenta tanto una qualità “straordinaria” quanto un’offerta abbondante.

In Borgogna si festeggia la vendemmia

vendemmia

Il rapporto sulla vendemmia del BIVB non lascia spazio ai dubbi: si parla di grappoli che hanno raggiunto la piena maturità “in perfette condizioni” nonostante le insidie di un arco estivo macchiato da condizioni climatiche “instabili”, e di “ini espressivi e fruttati con bellissimi profili aromatici, sia per i bianchi che per i rossi” nonostante un “anno rock and roll”. Stando a quanto lasciato trapelare il 2023 dovrebbe e potrebbe rivelarsi una ottima annata soprattutto per il vino bianco, e questo nonostante un clima particolarmente caldo durante le prime battute della vendemmia – un sole settembrino che, citando ancora il rapporto del BIVB, avrebbe tuttavia contribuito a migliorare “l’espressività” dei vini rossi.

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I nostri lettori più attenti avranno notato che i rapporti d’Oltralpe si differenziano nettamente da quelli che, nel corso degli ultimi mesi, abbiamo letto a proposito della vendemmia nel nostro caro e vecchio Stivale. Dalle nostre parti si parla di vendemmia tragica, brutalmente macchiata dall’imperversare della peronospora e che ha portato l’Italia a registrare il calo più notevole in termini produttivi su base annua.

Vale la pena, in questo senso, dare un’occhiata al rapporto sull’andamento climatico redatto sempre dal BIVB: si parla di inverno più mite del solito seguito da una primavera fortemente instabile che ha portato a un germogliamento tardivo, che ha permesso alle viti di sfuggire al rigore delle gelate primaverili.

La tarda primavera ha invece portato condizioni particolarmente favorevoli per la crescita, con temporali che hanno preso a riempire il cielo proprio alla fine del periodo di fioritura. L’arco estivo, come accennato nelle righe precedenti, si è poi nuovamente rivelato instabile, con temperature specialmente alte a ridosso della vendemmia che hanno costretto diversi braccianti a lavorare di notte o nelle primissime ore del mattino. Complessivamente il profilo è quello di un’annata naturalmente buona, ma comunque in equilibrio sul capriccio dell’imprevedibilità climatica.