La “città a 15 minuti” è un paradigma teorizzato dallo scienziato franco-colombiano Carlo Moreno in cui la maggior parte delle necessità quotidiane dei residenti può essere soddisfatta spostandosi a piedi o in bicicletta direttamente dalle proprie abitazioni. Per realizzarsi, capirete, è necessario che i residenti di cui sopra possano fare affidamento su di un accesso comodo e rapido anche e soprattutto a strutture come supermercati, ospedali e simili.
Secondo l’indice del progetto Urban Pulse 15 del Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne tale modello sta prendendo piede in particolare nel Sud Italia, anche se c’è un “ma” che stride con le coordinate di modernità promesse, anche implicitamente, da un concetto urbano-residenziale di questo tipo. Ve la facciamo semplice: riempirsi la pancia è di certo importante, ma altrettanto dovrebbe essere accedere alle cure il momento in cui la pancia prende a fare male.
Supermercati e ospedali nella città a 15 minuti
L’indice di cui sopra ha fondamentalmente preso in esame l’accessibilità fisica ai servizi nelle città, concentrandosi anche e soprattutto sul calcolare la quota di popolazione in grado di raggiungere dalla propria abitazione ed entro quindici minuti a piedi un esercizio della grande distribuzione o del piccolo commercio al dettaglio.
Numeri alla mano, si calcola che appena il 39% degli italiani sia in grado di raggiungere un punto vendita alimentari in pochi minuti dalla propria residenza senza dovere ricorrere all’utilizzo di una macchina. La percentuale, però, schizza fino al 60% nella fattispecie del Mezzogiorno; con le province di Barletta-Andria-Trani, Bari, Napoli, Foggia e Taranto che comandano con netto distacco la classifica complessiva.
Agli ultimi posti, invece, fanno presenza le province di Belluno, Rieti, Treviso e Udine (anche se, è giusto notarlo, Torino si qualifica come città più “servita” in assoluto mettendo a segno un 80%). Non male, dunque: i dati, come accennato, suggeriscono che il modello della “città a 15 minuti” abbia preso a svilupparsi con una certa agilità nel contesto del Sud Italia. Peccato che, come dicevamo, i supermercati non siano tutto.
Secondo l’indagine “Aspetti della vita quotidiana” di Istat, infatti, cresce il numero di famiglie in difficoltà a raggiungere il pronto soccorso; con la mancata prossimità del servizio sanitario d’emergenza che risulta in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente. In questo caso, la classifica è invertita rispetto a quella inerente alla capillarità dei negozi di alimentari: Mezzogiorno e Isole fanno registrare le percentuali più elevate.
Si tratta, comprensibilmente, di un discorso difficile – la carenza di matrice sanitaria è di fatto più o meno costante su di tutta la Penisola -, ma quello indicato dai dati appena riportati potrebbe (e dovrebbe?) essere un punto di riflessione e partenza per discutere della difficoltà di accesso alle strutture ospedaliere. O, diversamente, almeno per ricalibrare qualche priorità.