Nel post Covid abbiamo smesso di bere? La diminuzione dei ricavi del vino lo dimostra

Corriere Vinicolo presenta i dati di una ricerca condotta su 800 aziende vinicole, e non sono confortanti.

Nel post Covid abbiamo smesso di bere? La diminuzione dei ricavi del vino lo dimostra

Sul fatto che il mercato del vino -e in generale quello dei consumi fuori casa- non stia attraversando un bel periodo ormai ci sono pochi dubbi. Le colpe sono state attribuite ai fantomatici “giovani” che non bevono più, agli imperscrutabili millennials interessati solo a mocktails e kombucha (permetteteci delle perplessità al riguardo), al boom del vino analcolico, ai cambiamenti climatici e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che dopo il breve, prevedibile periodo del “rimbalzo” di mercato nel post covid, i numeri del ritorno alla normalità sono sempre meno confortanti, e i risultati di una ricerca pubblicata in questi giorni sul Corriere Vinicolo, organo di stampa di Unione Italiana Vini, sembrano confermarlo.

“Governare l’incertezza”

vino

Bilanci 2023, la sfida: governare l’incertezza”: così titola il Corriere Vinicolo, che riporta i risultati della ricerca curata da Luca Castagnetti, partner di Studio Impresa, e condotta sui bilanci 2023 e sui cinque anni precedenti, su un campione di ottocento imprese vinicole che, con un giro d’affari di 13,5 miliardi di euro, sono un campione decisamente rappresentativo. Particolarmente interessanti i dati sui ricavi, in crescita dell’1,5% sul 2022 ma che deflazionati scendono a -3,8%; quelli sulla redditività in parziale ripresa ma con un Ebit a -6,3% sul 2019, e sulle immobilizzazioni materiali comunque in buona crescita, così come il valore aggiunto, che recupera rispetto all’anno passato. In evidenza la diminuzione dei ricavi e la crescita dell’indebitamento, due tendenze da tenere sotto controllo se si vorrà scongiurare un’ulteriore crisi.

Le problematiche riscontrate

Vendemmia-uva

Nelle nove pagine del report, Castagnetti evidenzia una serie di problematiche responsabili della congiuntura negativa: l’incremento dei costi di produzione, le guerre in Ucraina e Medio Oriente che hanno compromesso molti mercati di sbocco o approvvigionamento, il cambio dei consumi e degli stili di vita in favore di abitudini più attente alla salute, il cambiamento climatico e le nuove abitudini dei viaggiatori in cerca di nuove esperienze.

Risolvere la crisi del vino è semplice: basta stampare una gallina in etichetta Risolvere la crisi del vino è semplice: basta stampare una gallina in etichetta

Così commenta Giulio Somma, il direttore del Corriere Vinicolo secondo cui questi dati “da una parte fissano lo stato dell’arte del vino italiano, dall’altra hanno l’obiettivo di offrire spunti di miglioramento e supportare le decisioni del management in un contesto difficile. A tal proposito, diventa determinante l’esigenza di lavorare sulla promozione internazionale per allargare la domanda, con i programmi OCM che si fanno più che mai essenziali per lo sviluppo delle aziende nei mercati chiave esteri”.