Nel mondo delle vetrine social non ci si può permettere di perdere la battaglia della prima impressione: ogni tassello del mosaico deve compiacere occhio e algoritmo, e tanto meglio se è di una forma geometrica che immediatamente veicola l’idea di ordine, di pulizia, di armonia – il cubo.
No, qui niente derby atto a contendersi la colazione sabauda: i cubetti a cui facciamo riferimento sono quelli di salumi, apparentemente tanto apprezzati – o almeno così rivela una indagine di AstraRicerche per Negroni – che vengono addirittura preferiti da nove italiani su dieci. Ma per quale motivo?
Costano (molto) di più degli affettati, ma…
Bando alle ciance e fiato ai numeri, dunque. La ricerca in questione ha preso in esame oltre mille italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e scoperto che nella stragrande maggioranza dei casi – nove su dieci, come appena scritto – apprezzano i cubetti di salumi. I preferiti sono quelli di pancetta affumicata, al primo posto in assoluto per il 27,9% degli intervistati, seguiti dai cubetti di guanciale, scelti dal 26% del campione, e dai cubetti di prosciutto cotto, indicati dal 21,7% della fetta di popolazione presa in esame.
Resta un dubbio, però. È cosa dolorosamente nota che nel corso dell’ultimo biennio il livello dei prezzi alimentari ha subito rincari forti, costanti e decisi, tanto da rendere viva la necessità di misure come il tanto discusso carrello tricolore che avrebbe dovuto, con i suoi superpoteri, inaugurare il trimestre anti inflazione e combattere i prezzi in crescita. Piccolo spoiler: non ha funzionato.
Dalla semplice esistenza di iniziative come questa è facile intuire che gli italiani, tendenzialmente, siano attenti ai prezzi e valutino – complice un livello medio dei salari relativamente basso – con attenzione l’acquisto di ogni prodotto che si presenta più costoso della sua “declinazione originale”, per così dire.
L’identikit dei cubetti di salumi proposto da AstraRicerche può fornirci qualche risposta: il 77,3% degli intervistati li apprezza in quanto “perfetti per piatti gustosi e da condividere nelle tavole delle feste”; un 74,3% esalta invece la loro capacità di “tenere bene la cottura” e di non perdere consistenza; e infine il 68,6% li sceglie con regolarità in quanto “instagrammabili”.
Compiacciono occhio e algoritmo, in altre parole, e in maniera ancora più interessante veicolano evidentemente un’idea di creatività in cucina – che diciamoci la verità: sentirci un poco concorrenti di MasterChef mentre si spadella, si prepara e si ragiona piace a tutti -: basta questo a prenotare il posto fisso nel carrello della spesa.