Un simbolismo decisamente eloquente: nella giornata di oggi, giovedì 29 settembre, i panificatori di Napoli e della Campania hanno organizzato una sfilata in quel di piazza Plebiscito con tanto di bara e manifesti funebri con l’obiettivo di comunicare come “‘la panificazione campana” si fosse “spenta dopo anni di sacrificio grazie allo Stato”. Un po’ troppo teatrale? Forse, ma di certo quando ci si trova a dover affrontare l’arida sentenza del caro bollette non c’è troppo spazio di manovra per le finezze: meglio puntare sui messaggi forti, sui punti esclamativi, sulla provocazione in grado di scuotere anche i più cinici.
La protesta, organizzata da Unipan Confcommercio Campania, vuole simbolicamente celebrare la “morte” del settore a opera dei più recenti rincari alla bollette di luce e gas, che uniti ai già paventati aumenti di tutte le materie prime vanno di fatto a intrecciarsi in un cappio dal quale in pochi nutrono le speranze di salvarsi. ”Oggi pane gratis, perché domani forse il pane non ci sarà più” ha urlato un manifestante: un catastrofismo che tuttavia trova solide radici nella incontestabile verità dei numeri. Come altro potreste definire, dopotutto, bollette che – secondo gli stessi panificatori – sono aumentate tra il 700 e l’800 per cento?
”Siamo stanchi, è un anno che siamo vittime della speculazione sulle bollette” ha commentato a tal proposito Domenico Filosa, presidente dell’associazione di categoria. “Molti forni hanno già chiuso e quando molti altri chiuderanno allora la politica si dovrà assumere tutte le responsabilità non solo verso di noi e verso i nostri dipendenti, ma anche nei confronti della popolazione perché quando viene a mancare il pane sulle tavole la storia ci insegna che ci sono le rivoluzioni”.