Si parla di sequestro preventivo per un’azienda di pomodori ben nota a Napoli e dintorni. Le indagini riguardano violazioni delle normative ambientali, con attenzione particolare allo scarico dei reflui industriali e alla gestione dei rifiuti. Non solo, durante gli accertamenti sono state riscontrate aree aziendali non censite sulle planimetrie.
Dopo la recentissima vicenda riguardante la pasticceria Poppella a Napoli, ora si parla di una concittadina: l’azienda conserviera La Rosina, marchio che si occupa della produzione di pomodori e ortaggi in scatola, quali legumi e funghi. Le indagini non sono semplici, in quanto i titolari intralciano le indagini in maniera intenzionale accertando il reato di impedimento al controllo.
Il reato (anzi, i reati)
Le indagini presso La Rosina s.r.l. sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e dai Carabinieri del NOE di Napoli, con la collaborazione tecnica dell’ARPAC. Durante le stesse è emerso che l’attività produttiva si sarebbe svolta in violazione della normativa ambientale, con riferimento allo scarico dei reflui industriali e alla gestione dei rifiuti.
Tramite la prova idraulica gestita dal NOE, attuata con l’impiego del colorante naturale fluorescina, è stata constatata la presenza di anomalie: si parla di un uno stabile collegamento abusivo senza soluzione di continuità tra la vasca di raccolta dei reflui e i il canale di bonifica che confluisce nel torrente Marna (fiume Sarno). In sostanza, è completamente assente il trattamento di depurazione delle acque reflue aziendali. Se la diossina nell’aria palermitana desta preoccupazioni per la tossicità trasmessa anche agli alimenti, lo smaltimento di scarti inquinanti nelle acque comuni come in questo caso non dovrebbe preoccupare meno.
I titolari non collaborano
Non solo non collaborano, ma i titolari de La Rosina stanno proprio intralciando intenzionalmente le indagini. Su Napolitoday si legge infatti che “per la prima volta risulta accertato il reato di impedimento al controllo, previsto dall’art. 452. I titolari dell’azienda sequestrata avrebbero immutato artificiosamente lo stato dei luoghi, predisponendo una serie di artifici finalizzati ad intralciare l’attività di controllo della Procura della Repubblica e della Polizia Giudiziaria”.
Fonte Napolitoday