Mottarone, la locanda della funivia chiude i battenti: “I turisti non vengono più”

L'ultimo caffè per i parenti delle vittime del Mottarone: la locanda Eden chiude i battenti per mancanza di turisti.

Mottarone, la locanda della funivia chiude i battenti: “I turisti non vengono più”

A un anno circa della tragedia del Mottarone, che vide come unico superstite il piccolo Eitan, il dolore continua a echeggiare sulle fredde pareti rocciose. L’albergo ristorante Eden giace proprio al punto d’approdo della funivia, e di fatto occupa quel posto da centouno anni – quando la famiglia Bertoletti posò, in senso metaforico, la sua prima pietra. Una storia che, tuttavia, è prossima alla conclusione: nessuno se la sente più di affrontare la salita in funivia per approdare alla locanda, i turisti – vuoi per superstizione, vuoi per rispetto di quanto è accaduto – non ci sono più.

ristoranti

Questa l’amara storia raccontata da Fabrizio Bertoletti, ultimo gestore della locanda. “Chiudiamo e vendiamo” ha spiegato. “Certo mi piange il cuore, ma non ne vale più la pena. Da quando la funivia è caduta, qui non sale più nessuno”. Qualche bicchiere di vino per gli alpini presenti alla commemorazione della tragedia, caffè e bottigliette d’acqua per le famiglie delle vittime, l’eco di una messa malinconica che attraversa i boschi. “In nome delle lacrime di questi innocenti sia fatta giustizia dei gesti scellerati compiuti da precise persone e non da fantasmi” predica don Gianluca Villa nell’omelia. “Una mancata giustizia sarebbe un diabolico freno a mano contro la speranza e un cazzotto allo stomaco per coloro che credono e lottano per la giustizia”.

Il corteo immerso nel silenzio si è incamminato lungo il sentiero in mattinata e, proprio nel punto in cui la funivia si è schiantata a terra, si è riunito in un attimo di dolosa commozione: qui è stata infatti collocata una stele di pietra con incisi i nomi delle vittime. “Chiediamo giustizia e verità” ha commentato Teresa Pelagi, che su quelle rocce ha perso il nipotino Mattia, la figlia Elisabetta e il genero Vittorio Zorloni. “Ci hanno abbandonati. Lo Stato non ci ha fatto neanche le condoglianze, peggio del ponte”.