Occhi puntati sul Qatar: il calcio d’inizio dei Mondiali di calcio è atteso per domenica 20 novembre, quando i padroni di casa affronteranno la formazione schierata dall’Ecuador. Divano comodo? Check. Amici invitati? Assolutamente sì. Birra in frigo? Non potrebbe mancare, dai. Rammarico per non essere andati a vederli dal vivo? Ma per favore, manco un po’. E no, non ci riferiamo al fatto che, con gli Azzurri che non sono riusciti a qualificarsi per la competizione, il valore del biglietto per Doha sua calato in maniera drammatica – più semplicemente, trovarsi a dover pagare 12 sterline per una birra ci sembra davvero un po’ eccessivo.
Birra e partita? Ehm, non proprio
D’altronde non occorre certo essere tifosi o appassionati di calcio per sapere che la coppia “birra e partita” è vecchia come il mondo, un binomio indissolubile riscontrabile negli stadi di tutto il mondo. Beh, eccezion fatta per quelli in Qatar, naturalmente: qui si potrà bere solamente ben lontani dagli spalti, ed esclusivamente tre ore prima del calcio d’inizio e fino a un’ora dopo il fischio finale. Come faranno i cari tifosi inglesi a sopportare l’austerità delle terre qatariote da sobri? Non vediamo l’ora di scoprirlo.
Quel che è ancora più importante, stando a quanto trapelato più recentemente, pare che i tifosi dovranno sborsare la bellezza di 12 sterline per una birra (alla faccia del caro vita), con un limite massimo di quattro drink per ordine. Naturalmente è giusto che le leggi e la cultura locale vengano rispettate, ma è anche evidente che sia in gioco un notevole conflitto di interessi: non osiamo immaginare quanto la Budweiser abbia dovuto sborsare per portarsi a casa la maglia di sponsor del torneo, guadagnandosi per di più l’esclusiva di vendere la propria birra a una delle competizioni più seguite del mondo; ma è inevitabile pensare che ai piani alti qualcuno non sia contento della direzione presa dal Comitato di organizzazione.
Pensiamo anche alle più recenti novità in materia di logistica, che hanno visto il produttore di birra costretto a spostare ulteriormente le proprie bancarelle: si direbbe che sia lecito pensare che dietro le scene siano state intavolate discussioni tutt’altro che amichevoli. Discussioni che, con ogni probabilità, hanno coinvolto anche la stessa FIFA. A segno che potrebbero esserci state discussioni tra la federazione calcistica e le autorità governative locali citiamo una parte di un comunicato stampa diffuso dalla stessa Budweiser: “Budweiser è orgogliosa di essere servita nel rispetto delle norme e dei regolamenti locali dal concessionario designato dalla FIFA.” Ah, potessimo essere delle mosche in quella stanza…