L’affair birra in Qatar (che detto così sembra quasi uno spinoff alcolico di un film di James Bond) continua a far discutere: pare infatti che la Budweiser, uno degli sponsor principali dei Mondiali di calcio ormai davvero dietro l’angolo, abbia appena ricevuto istruzione di trasferire le proprie bancarelle (che naturalmente vendono birra) in modo da ridurre il quanto possibile la loro visibilità. Vi ricordiamo, rimanendo in questo contesto, che di fatto il consumo di alcolici in Qatar è consentito solamente all’interno di bar, ristoranti o altri locali ben lontani dall’occhio pubblico (o, per intenderci, sulle strade principali); anche se naturalmente le autorità governative si sono trovate a dover allentare sensibilmente tali restrizioni in occasione della Coppa del Mondo.
Birra e partita? Non è così semplice
Vi ricorderete, ad esempio, di quanto un paio di mesi fa vi raccontammo di come le autorità qatariote avessero concesso ai tifosi la possibilità di acquistare birra alcolica negli appositi stand tre prima del calcio d’inizio delle partite e fino a un’ora dopo il fischio finale, fermo restando che all’interno dello stadio e durante la partita stessa non sarebbe stato possibile berla. In altre parole, bere birra è possibile – ma ben lontano dagli spalti. Il che, all’epoca, sembrava un compromesso tutto sommato condivisibile, che rispettava la legge e la cultura locale ma che allo stesso tempo avrebbe permesso alla Budweiser di godere della sua posizione di sponsor. Poi, però, qualcosa è cambiato.
“AB InBev è stato informato il 12 novembre e sta lavorando con la FIFA per trasferire i punti vendita in concessione nelle nuove località come indicato” ha commentato un portavoce della compagnia. “Il nostro obiettivo è offrire la migliore esperienza di consumo possibile rispettando queste nuove circostanze”. Le stesse autorità qatariote, tuttavia, si sono limitate nel dire che “i piani operativi sono ancora in fase di definizione”. Il che, con il calcio d’inizio dei Mondiali previsto per domenica 20 novembre, puzza di problemi organizzativi ancora da risolvere.
In ogni caso, allo stesso tempo il Comitato Supremo di organizzazione della Coppa del Mondo ha assicurato che il numero di bancarelle in cui i tifosi potranno trovare una bella pinta ad aspettarli rimane lo stesso. Vi ricordiamo infine che la controversia inerente al consumo (o al suo divieto) di alcolici durante le partite dei Mondiali è solo una dell’ampio ventaglio di problemi emersi negli ultimi mesi: basti pensare alle numerose violazioni dei diritti umani, con 6500 lavoratori morti durante la costruzione degli stadi, o alle posizioni omofobe del Paese ospite. Controversie che, di fatto, hanno spinto alcuni brand a opporsi pubblicamente – anche se non è tutto oro quel che luccica.