A Mirandola il sindaco leghista ha vietato la pastasciutta antifascista del 25 luglio. Motivo? Il prefisso “anti è troppo divisivo”. Ogni 25 luglio a Mirandola si celebra la Festa del maccherone al pettine con la pastasciutta antifascista di Casa Cervi. E’ una tradizione che da anni i volontari dell’Anpi ripropongono per ricordare la pasta portata dai fratelli Cervi nella piazza di Campegine per celebrare la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943. Solo che, quest’anno, qualcosa è andato storto.
Nonostante fosse arrivato, come al solito, il patrocino del Comune, qualche giorno dopo il neo sindaco leghista richiama in Comune gli organizzatori dell’evento e gli spiega che la parola “Anti” non va bene perché è “divisiva” e un sindaco deve sempre mantenere la coesione nella sua comunità. Questo è quanto viene comunicato dal primo cittadino di Mirandola agli increduli Pier Luigi Borellini Gualdi, presidente Anpi di Mirandola e a Francesca Donati, membro del direttivo. Dopo due ore di lezioncina da parte del sindaco Alberto Greco e dell’assessore Giuseppe Forte per spiegare che la parola “anti” non viene accettata e che, al massimo, si poteva parlare di “pastasciutta partigiana” o anche solo di “pastasciutta”.
Gualdi riporta poi altre frasi di questa “lezione”. Per esempio, secondo il sindaco e l’assessore presenti all’incontro, l’antifascismo si dovrebbe modernizzare in quanto non esiste più come concetto perché non ci sono più fascisti. E ancora: l’Anpi vuole il patrocinio per le loro commemorazioni davanti alle lapidi dei partigiani? D’accordo, ma il Comune farà la medesima cosa se qualcuno vorrà ricordare i morti fascisti. E conclude poi sostenendo che per il 25 Aprile non ci sia alcun problema in quanto è una festa dello Stato aperta a tutti, non una festa antifascista.
Il presidente dell’Anpi, ovviamente, ha spiegato che la Festa si farà lo stesso, anche senza il patrocinio di un Comune che dovrebbe rappresentare il nuovo che avanza, ma che invece è solo un passato che si ripresenta. Durante la Festa verranno ricordate, come sempre, tutte e 52 le vittime del nazifascismo a Mirandola.
E Gualdi si toglie anche la soddisfazione di fare una contro-lezione al sindaco leghista, rammentandogli che alla prima pastasciutta organizzata dai fratelli Cervi partecipò persino qualche fascista. Anzi, uno di loro era pure in camicia nera. Lo racconta un testimone a Repubblica: all’epoca aveva 16 anni e portando il carro con i maccheroni in piazza di Campegine, vedendo un giovane in camicia nera ad aspettare la pasta, chiese a qualcuno di avvisare Antenore Cervi. Il quale rispose che, se quel giovane in camicia nera era lì, probabilmente aveva fame. Poi, avvicinandosi al ragazzo, gli disse che almeno la camicia nera poteva togliersela, ma il ragazzo gli spiegò che aveva solamente quella.
Nella zona, comunque, ci sono anche altre feste del genere: nel reggiano, per esempio, ci sono le feste con i Cappelletti antifascisti a ricordo di quando, dal 1922 in poi, in quelle zone giravano i “picchiatori di cappelletti”. Erano fascisti che facevano ronde per controllare che il 1 Maggio (festa all’epoca vietata) nelle case dei contadini non si facesse festa a pranzo. Entravano nelle case e se trovavano i cappelletti, spaccavano tutto e picchiavano chiunque li stesse mangiando.
[Crediti Foto | Unione dei Comuni Modenesi dell'Area Nord (UCMAN) [Public domain], via Wikimedia Commons]