Si poteva reagire in qualunque maniera. E invece. Invece è finita nel corporativismo 2.0, aizzato nientemeno che dal Gambero Rosso.
Stiamo parlando del post di Milena Gabanelli, mezzobusto celebre se ne esiste uno, passata agli annali con Report, su RaiTre, oggi al Corriere della Sera. Ebbene, la sempre austera Milena ci ha stupiti con effetti speciali, due giorni or sono: la fotografia di un piatto (che volgarità) pubblicata sulla pagina Facebook di “Dataroom”, la sua attuale rubrica.
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Oddio, piatto. Si trattava di un amuse bouche, l’immancabile stuzzichino che precede il pasto di un ristorante d’un certo peso, in questo caso il Marconi di Sasso Marconi (BO), una stella Michelin per la cucina di Aurora Mazzucchelli. La foto, impietosa, è accompagnata da una legenda offensiva come la linguaccia di un infante: “NULLA DI PESANTE. Questo è un antipasto. Non so cosa ho mangiato perché non sono riuscita a sentire il sapore (merluzzo mantecato c’è scritto). Ma questi chef….?!”
L’abuso dei punti di sospensione potrebbe suggerire la più risolutiva delle spiegazioni a cotanta semplicità: hanno fatto una burla a Milena. Le hanno preso il telefono mentre era assorta nel suo pre-dessert (dai Milena, lo sai come funzionano gli stellati) e gliel’hanno combinata bella. Ma i commenti della Gabanelli, ad ore di distanza, suggeriscono che non ci fa, ci è proprio: è un’analfabeta gastronomica.
Come il 90 per cento di noi, d’altronde. Niente di più comune dell’opinione sull’ “alta” cucina: che si mangi poco, quando c’è un piatto apposta per il pane. Gabanelli, (ex) volto di RaiTre, che scrive un commento degno di Rete4. Gabanelli umanizzata. Gabanelli, una di noi.
Leggere i commenti è spassosissimo. Una vera platea di sinistra, un migliaio di persone divise: da una parte c’è chi la prende tremendamente sul serio e invita Milena a una severa autocritica, pena la similitudine con Salvini (?!), dall’altra c’è chi non avrebbe trovato parole migliori per esprimere il proprio disappunto verso quella cucina, e infatti non le trova.
C’è anche chi scorge nella giornalista un’opportunità, e la invita al proprio ristorante, dove invece se magna, sperando magari in una bella recensione.
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A rovinare la festa ci ha pensato il Gambero Rosso, in un atto di corporativismo purissimo, non richiesto e, probabilmente, controproducente per la “categoria infangata”. Ha scritto proprio così Massimiliano Tonelli, responsabile dei contenuti editoriali del Gambero, nel suo articolo “L’assurdo post di Milena Gabanelli contro gli chef“. Un pezzo che riesce, nell’ordine, a:
– comunicare a tutti l’identità del ristorante sfottuto (cosa che Milena si era ben guardata dal fare);
– buttarla sulla questione femminile, perché Milena ha “messo alla berlina” una delle poche chef che ce l’ha fatta;
– suggerire a Milena di spendere le proprie energie in altro modo, per esempio facendo un bel servizio sulla gastronomia (no Milena, non farlo, Report ci è bastato);
– spiegare ai lettori del Gambero Rosso come funziona un menù degustazione. In realtà dagli stellati si esce sazi, spiega, tipo Santoro quando dissuadeva i suoi dal votare Berlusconi;
– ricordarci perché certa cucina viene chiamata “alta”.