Uno sciopero della carne per portare alla luce mediatica un potenziale – e serio – rischio per la salute degli alunni: si tratta di quanto sta accadendo presso l’Istituto comprensivo Giusti-D’Assisi di Milano, situato in zona Sarpi; dove i componenti della Commissione Mensa hanno organizzato una forma di protesta contro Milano Ristorazione – ente che, come certamente avrete potuto immaginare, gestisce il servizio di mensa nell’istituto in questione – a causa di alcuni piatti di carne evidentemente non cotti a sufficienza. Lo “sciopero”, se così vogliamo definirlo, durerà in tutto una settimana, con i genitori che nel frattempo hanno cominciato a chiedere l’introduzione di un menu vegetariano così da smarcarsi definitivamente dal rischio rappresentato dalla carne poco cotta.
Sciopero per la carne poco cotta: il caso dell’Istituto comprensivo Giusti-D’Assisi
Stando a quanto impugnato dai componenti della Commissione Mensa sono ben tre gli episodi sospetti, in cui sono di fatto emersi dubbi che “che le carni bianche servite a mensa non siano cotte a sufficienza”. Una leggerezza, da parte del personale di mensa, che potrebbe tradursi in un “un serio rischio batteriologico” per gli allievi iscritti al servizio.
Tutti e tre gli episodi sono naturalmente stati segnalati e dettagliati ai genitori dei ragazzi interessati – 227 alunni su un totale complessivo di 430 – dagli stessi componenti della Commissione: “La prima constatazione riguardava un piatto di lonza” ha spiegato uno dei commissari all’edizione milanese del Corriere della Sera. “Negli altri due casi, bocconcini di tacchino e rustichelle di pollo”
È bene notare che, per tutto il mese di febbraio e di marzo, i commissari si sono alternati per essere presenti in mensa ogni qual volta la carne appariva sul menu. “Abbiamo usato i canali ufficiali, inviato documentazione e anche ottenuto il campionamento della carne non ritenuta idonea, ma non siamo ai riusciti a ottenere il risultato delle analisi e nemmeno una risposta formale da Milano Ristorazione, se non generiche spiegazioni dal personale di sala”.
I genitori, come accennato, hanno sposato immediatamente l’iniziativa inondando la segreteria di richieste per introdurre il menu vegetariano. Il preside Valerio Cipollone, nel frattempo, si dice perplesso: “Avrei preferito un’altra forma di protesta” ha spiegato “perché questa colpisce anche noi: dobbiamo gestire centinaia di richieste che, probabilmente, cadranno nel vuoto. Attivare il menù vegetariano per motivi etico-religiosi non è automatico, è una procedura che richiede qualche giorno. Inoltre, se le famiglie non presentano tutti i documenti necessari, le domande vengono rimandate indietro, si forma un rimpallo e noi stiamo in mezzo”.