Se ne prevedono delle belle a Milano: qui la catena di pasticcerie Baunilla ha annunciato che non accetterà più contanti. Da loro, infatti, si pagherà solamente cashless. Inutile dire che la notizia ha fatto schierare i clienti.
La pasticceria Baunilla praticamente vieta i pagamenti in contanti. A partire da settembre i negozi a marchio Baunilla (ce ne sono diversi a Milano) qui si potrà pagare solo ed esclusivamente cashless, cioè con carte di credito, carte di debito o app smartphone per i pagamenti digitali. E questo per qualsiasi cosa? Fai colazione? Paghi con carta o bancomat. Compri una torta o dei pasticcini? Idem come sopra. Vuoi un gelato? Se hai contanti, qui non puoi pagare.
Vittorio Borgia, ceo di Baunilla e Bioesserì, ha spiegato che Milano è una città che ha accolto bene l’evoluzione dei pagamenti digitali, motivo per cui la ristorazione deve adeguarsi. Abolire del tutto i pagamenti in contante è un primo passo per digitalizzare del tutto il brand.
Inoltre, sempre secondo Borgia, tale decisione permetterà una maggior efficienza, sicurezza, trasparenza e velocità per i clienti.
Ok, tutto molto bello, ma ovviamente i clienti si sono spaccati in due. Da una parte c’è chi plaude alla decisione in quanto già da tempo paga ogni cosa col bancomat e sostiene che chi vuole pagare in contanti lo faccia solo perché lavora in nero (ah, quanto piace agli italiani creare schieramenti netti, senza nessuna sfumatura in mezzo).
Dall’altra c’è chi contesta tale decisione e che sostiene che i clienti dovrebbero avere la libertà di pagare come preferiscono (anche alla luce del fatto che in Italia non è vietato pagare in contanti). Cioè: va bene incentivare la digitalizzazione, ma senza privare chi preferisce non usare bancomat o carte impedendogli di pagare con i contanti. Anche perché c’è chi magari preferisce pagare in contanti semplicemente perché con le carte non si rende conto di quanto spende in totale a fine mese.
Comunque sia, qualcuno ha anche sollevato la questione legale. L’articolo 693 del Codice Penale parla proprio del rifiuto di monete aventi corso legale. L’articolo spiega che chiunque rifiuti di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con una sanzione amministrativa fino a 30 euro (questa sanzione è stata depenalizzata nel 1981). In aggiunta, una raccomandazione della Commissione Europea (2010/191/UE) stabilisce che gli esercenti non possono rifiutare i pagamenti in contanti, salvo quando tutte e due le parti non abbiano deciso insieme di usare un mezzo di pagamento differente.
Inoltre appendere un’avvertenza che indica che quell’esercente rifiuta i pagamenti in contanti o i pagamenti con un certo taglio di banconote, non è sufficiente. Alla luce di tutto ciò, dal punto di vista legale, quanto è corretta la scelta di questa catena? Chiediamo a chi è più esperto di leggi come vada inquadrata la questione.