Le restrizioni dovute al Covid sono state (finalmente) sollevate, l’aria è tiepida e piacevole, la voglia di socialità fermentata al punto da tramutarsi in esigenza. Che dire: le premesse per una ripresa dei ristoranti, bar e altri locali operanti nel settore della ristorazione ci sono tutte, a partire dalle cene in compagnia alle più banali (ma importantissime) pause pranzo. I ristoratori di Milano, tuttavia, puntano il dito contro un nuovo ostacolo, che se prima era poco più di un fastidio, ora – che si opera in modalità survival – rischia di assumere le sembianze di un’ulteriore frenata al settore: i buoni pasto.
Si tratta, secondo il proprietario di Globe Bruno Marsico, di “un meccanismo perverso” per il fatto che “le società che li emettono ci chiedono percentuali sempre più alte”. Insomma, per i non addetti ai lavori (come quelli che la pausa pranzo, grazie al lavoro da remoto, se la fanno con la famiglia o comodi sul divano) il mercato dei buoni pasto prevede la presenza di una concorrenza in entrata che spinge le società a offrire sconti alle aziende, con l’esercente di turno che si trova a fare i conti con trattenute sempre più importanti. Trattenute che, di fatto, sono così severe che pare che ci sia “un socio occulto che mangia fino a un quinto del potenziale incasso”, come spiega il direttore di Epam Milano Carlo Squeri. Le soluzioni? Semplice: o si alza il prezzo o si abbassa il livello del servizio. Facile capire che nessuna delle due è ideale.
Occorre considerare, inoltre, che molti – considerando anche le condizioni di crisi innescate dagli ultimi due anni – non possono nemmeno permettersi di non accettare questi ticket terribili, che di fatto in alcune zone del capoluogo lombardo rappresentano il 70% del fatturato. Perciò, per allontanare il prospetto di danni ulteriori, nel settore si fa strada la richiesta di unità: “Nel nostro settore in questo momento tutti, dal governo in giù, stanno cercando di dare una mano perché il sistema riparta” spiega e Giuseppe Gissi, che a Milano gestisce le Tre Marie in viale Piave. “Sarebbe il momento anche per le società che emettono buoni pasto di dare un segnale”.