La folle corsa dell’inflazione sta spingendo i Paesi ad adattare misure di contenimento: dopo le difficoltà legate all’imperversare della pandemia di Covid-19 negli ultimi due anni, infatti, lo scoppio della guerra in Ucraina ha spinto il tasso verso un aumento che, per gli analisti del settore, è “senza precedenti“. In questo contesto, il Messico ha deciso di aumentare la produzione agroalimentare per tamponare l’inflazione dei prezzi al consumo, in modo da garantire prezzi equi per un paniere di alimenti di base.
La misura dovrebbe restare in vigore per almeno sei mesi (ma potrebbe essere rinnovata se necessario), ed è stata annunciata dal ministro delle finanze messicano Rogelio Ramirez de la O come parte di un più ampio provvedimento che prevede anche l’emissione di un decreto presidenziale atto a modificare le tariffe sulle leggi che governano le operazioni di import ed export. Al momento non ci sono dettagli di rilievo circa la legge in questione, e il portavoce del ministro ha spiegato che occorrerà attendere la pubblicazione per considerarne gli effetti.
In Messico l’inflazione ha raggiunto il suo livello più alto da più di vent’anni (o da gennaio 2001, per essere precisi): nella giornata di giovedì la banca centrale ha alzato il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base fino al 7%, e ha dichiarato che potrebbero essere necessarie misure ancora più decise per combattere l’impennata dei prezzi.