Non ha tardato troppo ad arrivare la risposta ufficiale di Mercato Centrale Torino alle parole di Chef Rubio sulla novità di Porta Palazzo. Lo chef televisivo, in merito al progetto, non aveva usato mezzi termini, augurandosi il suo fallimento, perché – a suo dire – è “un luogo non vero, un format sintetico, che di mercato popolare ha ben poco”.
Eravamo tutti in attesa di una smentita, o quantomeno di un ripensamento da parte di Rubio: qualcosa che dicesse che le sue dichiarazioni erano state travisate, ingigantite, male interpretate. In fondo, uno come lui non può davvero augurarsi la chiusura di un progetto a cui sono legati, nel bene e nel male, centinaia di posti di lavoro (e anche la riqualificazione di un quartiere che per anni è stato off limits per tanti Torinesi). E invece, niente. Forse perché in questi giorni chef Rubio è stato molto impegnato, sui social, a dibattere sul caso della Sea Watch (è nota la sua avversione per il governo attualmente in carica, e in particolare per Matteo Salvini, che non perde occasione di sbeffeggiare). Oppure davvero chef Rubio non ha nulla da smentire.
Per questo Umberto Montano, patron del Mercato Centrale, ha alla fine deciso di rispondere, con alcune dichiarazioni rilasciate al Gambero Rosso. “Il personaggio e le sue parole sono palesemente artefatte per raccogliere ‘consensi mediatici’ e poter dare scopo a una ‘identità’ che altrimenti sarebbe costretta a confrontarsi sul terreno ben più difficile del gioco reale, con le sue regole d’ingaggio e i suoi valori: serietà, dignità, professionalità, misura, responsabilità”, ha premesso Montano.
“Non conosco questo ‘chef’, e confesso che non ne avevo mai sentito parlare di lui prima d’ora. Dopo l’episodio, mi sono informato a riguardo, e francamente mi stupiscono tanto la veemenza quanto la superficialità della sua affermazione, che credo sia in palese conflitto con l’immagine stessa che il personaggio in questione vuole dare di sé. È una mia impressione, perché lo conosco poco, o il mitico chef non chef fa della missione sociale la sua bandiera purificatrice? Si fa per un mondo migliore, dice lui. E così usa l’impegno sociale come mezzo per dare significato a un personaggio, sì mediatico, ma duro e inconsistente”.
E proprio su questo punto, Montano affonda: “Mi chiedo che spirito possa muovere un soggetto pubblico, che sventola spesso la bandiera della solidarietà, della cultura e dell’inclusione, a ‘sperare’ nel fallimento di un progetto onesto e trasparente, che accoglie un gran numero di lavoratori (oltre duecento) e che, in quanto tale, è proprio l’emblema della società più auspicabile”.
“Mi chiedo se l’uomo – messo difronte a Francesca, Alessandra, Andrea, Myriam, Fatima, Rubén, Nicola, Ugo, Mark, Alberto, Beppino, Roberta, Katia, Chiara, Germano, Moussa, Bara, Alain, Lynda, Walid, Davide, Omar, Mariana… E continuate a nominare e contare fino a duecento e passa – userebbe la stessa spavalderia di facciata che ha messo in quel brutto termine, per comunicare loro guardandoli negli occhi: “Fallito il Mercato non c’è più il lavoro per te!”, prosegue. E noi, davvero, non vediamo l’ora di leggere una nuova risposta di Rubio a questa (legittima) domanda.
[Fonte: Gambero Rosso]