Vero che il paragone è un po’ il ladro della felicità, ma crediamo anche che, di tanto in tanto, sbirciare verso il cortile del vicino di casa possa essere utile per evidenziare differenze di direzione e pensiero. D’altro canto c’è chi potrebbe sostenere che riportare queste ultime, poi, sia a tutti gli effetti parte del dovere giornalistico: lo abbiamo fatto, ad esempio, nel caso della carne coltivata, quando il Ministro Lollobrigida portava avanti la sua torbida crociata e il resto del mondo approvava la sua produzione; e ci pare giusto farlo adesso, con la Lega che sbatte i piedi perché non è giusto che la bistecca di tofu possa chiamarsi “bistecca” e la Danimarca avvia un piano d’azione nazionale per rivedere il proprio sistema alimentare privilegiando gli alimenti di origine vegetale.
La scelta della Danimarca e l’alimentazione vegetale
In altre parole da una parte il cosiddetto Meat Sounding, con i consumatori che potrebbero essere tratti in inganno dalle alternative a base vegetale – gli stessi consumatori che secondo Coldiretti, ad esempio, non sono in grado di lavare l’insalata e quindi viva le buste di plastica -; dall’altro uno sguardo rivolto al futuro evidentemente consapevole che un qualcosa, per salvare la baracca, va fatto e alla svelta.
Il piano d’azione della Danimarca è di fatto una novità assoluta a livello mondiale: elaborato dal Ministero dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca, il programma ha di fatto identificato gli alimenti a base vegetale come primo pilastro per il futuro alimentare; sottolineando con urgenza la necessità di un’azione concreta e quanto più possibile rapida contro le severe minacce del cambiamento climatico.
Muoversi prima di trovarsi a piangere miseria, in altre parole. Il piano della Danimarca si articola su più livelli, partendo dall’istruzione e mettendo una particolare enfasi sulla ricerca e sullo sviluppo: tanto per cominciare, ad esempio, il programma prevede la formazione di chef in grado di rivoluzionare la cucina vegetale e l’integrazione di programmi alimentari sani nei curricula scolastici. Piccole grandi rivoluzioni che saranno accompagnate passo passo da un rafforzamento graduale ma deciso delle competenze nutrizionali a ogni livello educativo.
Ora, non tutto è rose e fiori: è bene notare che gli alimenti a base vegetale hanno limiti già emersi in più occasioni (pensiamo al caso di Beyond Meat, la cui fortuna è stata fondamentalmente mutilata dall’inflazione galoppante); ma è inevitabile ammettere che è infinitamente più rassicurante lanciarsi in mosse audaci come quella Danimarca che chiudersi in crociate ideologiche e reazionare che strumentalizzano la paura – e la pancia – dei cittadini.
D’altro canto, il programma della Danimarca pone un’enfasi notevole sull’innovazione: la ricerca e lo sviluppo degli alimenti a base vegetale sarà aiutata da puntali investimenti con l’obiettivo di promuovere il Paese come epicentro dell’innovazione alimentare sostenibile e, in termini più prettamente economici, posizionandolo come leader nell’esportazione di questi particolari prodotti.