Arriva il no definitivo per il panino portato a scuola da casa: secondo la Corte Suprema di Cassazione non esiste il diritto dei genitori degli alunni delle scuole elementari e medie di scegliere arbitrariamente per i propri figli tra la mense scolastiche e il pasto portata da casa.
Ecco ciò che ha deliberato: “L’istituzione scolastica – affermano i giudici – è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”
Sono anni che i genitori hanno intrapreso una vera e propria battaglia per affermare il loro diritto a portare il pasto da casa, che sia anche un semplice panino per i propri figli.
La Corte Suprema in queste ultime ore ha messo la parola fine a questa diatriba in quanto sostiene che “L’istituzione scolastica – sottolineano le Sezioni Unite della Cassazione, dando ragione a Comune e Ministero sulla libertà delle scuole di organizzare il servizio mensa – non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l’utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”, con “regole di comportamento” e “doveri cui gli alunni sono tenuti”, con “reciproco rispetto, condivisione e tolleranza”.
Questa vera e propria guerra è stata iniziata da cinquantotto famiglie del torinese che riunitesi, hanno chiesto al Comune di far portare a scuola ai loro figli, pasti prepararti a casa e non dalle varie società di ristorazione. Molte sono state le persone contrarie a questa scelta in quanto in primis si rischia il contagio e in secondo luogo avrebbero dovuto accollarsi le spese di servizio e pulizia.Dopo una lunga lotta e diverse sentenze, la Cassazione ha accolto il ricorso del Comune di Torino, ribaltando la pronuncia della Corte d’appello che aveva dato ragione ai genitori degli alunni pro-panino.
“Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite, l’Amministrazione procederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono al suddetto pronunciamento”, afferma in una nota Antonietta Di Martino, assessora all’Istruzione della Città di Torino.
Ci saranno certamente ripercussioni sulle famiglie: “I genitori – aggiungono i giudici della Cassazione – sono tenuti anch’essi, nei confronti dei genitori degli alunni portatori di interessi contrapposti, all’adempimento dei doveri di solidarietà sociale, oltre che economica”.
E la questione posta “non è comparabile”, come sostenuto dai genitori, con la scelta di non avvalersi dell’insegnamento di religione. In conclusione la Suprema Corte, formula un principio di diritto, secondo cui “un diritto soggettivo e incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile” e i genitori degli alunni non possono rivolgersi al giudice per “influire sulle scelte riguardanti le modalità di gestione del servizio mensa, rimesse all’autonomia organizzativa” delle scuole.
Così è deciso, l’udienza è tolta.