Mensa dei poveri di Fano chiusa a causa dei costi triplicati, “Le istituzioni non ci aiutano”

La mensa dei poveri di San Paterniano di Fano sarà chiusa per una decina di giorni a causa dei costi triplicati, il tutto nel silenzio delle istituzioni che non li aiutano.

Mensa dei poveri di Fano chiusa a causa dei costi triplicati, “Le istituzioni non ci aiutano”

Brutte notizie da Fano, in provincia di Pesaro, nelle Marche: qui la mensa dei poveri di San Paterniano sarà costretta a chiudere una decina di giorni a causa dei costi triplicati. E i volontari che se ne occupano lanciano una stilettata contro le istituzioni che li hanno abbandonati e non li aiutano.

Perché la mensa di Fano deve chiudere?

senzatetto

Quando si parlava dei ristoranti costretti ad aumentare i prezzi perché non riuscivano a stare più dietro ai costi a causa dei rincari di materie prime ed energia, i soliti leoni da tastiera si facevano forti di affermazioni del tipo “E che problema c’è? Basta non andare più al ristorante”.

Tuttavia questi geni moderni non hanno considerato che ci sono altre attività connesse alla ristorazione che avrebbero sofferto dello stesso problema. Come succede a Fano: qui la mensa dei poveri di San Paterniano è afflitta da medesimi problemi causati dai rincari eccessivi, motivo per cui adesso è obbligata a chiudere per mancanza di fondi.

La struttura sarà chiusa dal 5 al 14 dicembre. Le persone in difficoltà economica che prima potevano ritirare i pasti in via Malvezzi, non potendo più mangiare a San Paterninao, sono dovute andare alla Caritas, la quale ha tentato di gestire questa emergenza.

L’associazione Opera Padre Pio non ha ovviamente abbandonato i suoi assistiti senza avvisarli: erano stati allertati una settimana prima, spiegando che la mensa doveva chiudere a causa di difficoltà economica.

Mauro Guerri, presidente dell’associazione che gestisce la mensa, ha spiegato che i costi sono triplicati. Ogni giorno distribuiscono circa 300 pasti: considerando cibo, contenitori, buste, tovaglioli e altro materiale necessario si tratta di un impegno economico non indifferente. Questo senza considerare che lui stesso, ogni mattina, si alza alle 6 per andare a procurare il cibo in forni, panetterie e pasticcerie.

Guerri sottolinea poi una cosa basilare: chi lavora nella mensa, è un volontario che impiega il suo tempo libero per aiutare gli altri. Non possono certo essere i volontari a indebitarsi per pagare i pasti e i materiali della mensa (anche perché, altrimenti, si innescherebbe un effetto a catena devastante).

Per questo motivo l’associazione ha chiesto aiuto alle istituzioni, informando anche il sindaco di Fano, Massimo Seri e il vescovo Armando Trasarti. Ma le istituzioni, oltre a concedere degli incontri, non hanno fornito nessun aiuto concreto.

Alla luce di tali risultati, l’associazione ha deciso a malincuore di chiudere i battenti per una decina di giorni: non hanno materialmente i soldi per andare avanti. La mensa dovrebbe riaprire il 15 dicembre e rimarrà attiva per tutto il periodo delle festività. Dopo, però, il suo futuro è incerto. Se non arriveranno aiuti o finanziamenti, ci sarà ben poco da fare. anche perché sanno già che dalla Diocesi, che già nel 2022 aveva fornito un contributo ridotto, potrebbero non esserci nessun aiuto nel 2023. Inoltre, per via di un errore, potrebbero anche mancare le risorse dell’Ambito sociale 6.