Sole e caldo possono essere piacevoli, non c’è dubbio – dopotutto vengono sovente presi come esempio del cosiddetto “bel tempo” – ma quando la colonnina di mercurio raggiunge i picchi attuali sorrisi e spensieratezza cedono il passo alla preoccupazione (e al sudore). Secondo una ricerca internazionale a cui ha partecipato l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) e pubblicata sulla rivista Global Change Biology, infatti, tra il 2015 e il 2019 una serie di ondate di calore hanno travolto il bacino del Mar Mediterraneo provocando eventi di mortalità di massa per 50 diverse specie marine, come coralli, alghe e naturalmente anche pesci.
Come accennato lo studio ha preso in esame i dati fino al 2019 ma, considerando che il 2022 è stato (finora) di fatto l’anno più caldo di sempre, viene da pensare che la situazione non sia affatto migliorata. Nello specifico, lo studio ha dimostrato l’esistenza di una relazione significativa tra la durata delle ondate di calore e l’incidenza degli eventi di mortalità, che di fatto sono a loro volta equivalenti agli eventi di sbiancamento osservati ormai comunemente nella Grande Barriera Corallina. Tra le specie più colpite figurano le praterie di Posidonia oceanica o il coralligeno, fondamentali per mantenere il funzionamento e la biodiversità degli ecosistemi costieri e rappresentati di habitat emblematici del Mediterraneo.
“Purtroppo, i risultati del lavoro mostrano per la prima volta un’accelerazione degli impatti ecologici associati ai cambiamenti climatici, una minaccia senza precedenti per la salute e il funzionamento dei suoi ecosistemi” spiega Ernesto Azzurro, ricercatore del Cnr-Irbim. “Le ondate di calore marine registrate tra il 2015 e il 2019 sono state eccezionali, rispetto ai dati disponibili che coprono gli ultimi 30 anni, interessando oltre il 90% della superficie del Mediterraneo e raggiungendo temperature superiori ai 26ºC” ha aggiunto Joaquim Garrabou, ricercatore del Institut de Ciències del Mar (Icm-Csic) di Barcellona e coordinatore dello studio.