Torna sull’argomento influencer per bambini Selvaggia Lucarelli, che già qualche settimana fa aveva parlato nella sua newsletter Vale Tutto del cambio di strategia comunicativa dei Me Contro Te, che hanno smesso di fare le challenge allo slime e hanno iniziato a fare i dissing cattivi contro i Dinsieme, accusati di averli copiati.
Al solito, se non avete idea di cosa stiamo parlando, è perché non avete bambini in target (l’età va dai 5/6 ai 13 anni, più o meno). Altrimenti, sapreste perfettamente che stiamo parlando di due colossi di social, in particolare di YouTube, con centinaia di video e decine di migliaia di visualizzazioni (per non parlare di merchandising, film e progetti paralleli vari) destinati esclusivamente ai più piccoli.
Che c’entrano gli influencer for babies con McDonald’s?
Un fenomeno, quello degli “influencer for babies”, di proporzioni enormi, ancor più incredibili se si pensa che esiste una parte di popolazione del tutto all’oscuro del loro successo. E della loro capacità di influenzare il pubblico più influenzabile (e che proprio per questo non andrebbe influenzato, e scusate la ripetizione). La legge tutela infatti, in maniera molto chiara, i minori da messaggi pubblicitari, ma anche in questo caso esiste un’enorme zona grigia costituita dai social e dal web. Certo, pian piano ci si sta muovendo in questo senso, ma il mondo virtuale corre veloce, troppo più veloce della burocrazia.
Così, poco è cambiato negli ultimi quattro anni sul tema: nel 2021 portavamo alle cronache il problema, con un articolo che metteva in luce l’enormità dei contenuti dei Me Contro Te a tema McDonald’s (articolo che Selvaggia Lucarelli cita nella sua nuova puntata della newsletter sul tema), oggi Lucarelli fa notare come non siano solo i Me Contro Te a realizzare questo tipo di contenuti (facendo, di fatto, pubblicità al più grande e celebre dei fast food verso un pubblico di minori), ma anche i loro “pari”, gli altrettanto celebri (e forse sì, un pochino “copioni”, o quantomeno ispirati ai contenuti di Luì e Sofì, ma vai a sapere chi ha cominciato prima, e in fondo anche chi se ne frega) Dinsieme.
I video in cui le coppie di famosissimi e seguitissimi influencer per bambini mangiano, comprano e celebrano i panini di McDonald’s sono moltissimi (un numero spropositato, in effetti), con tanto di loghi in bella vista.
Ai tempi del nostro primo articolo sul tema, McDonald’s ci scrisse per discostarsi nettamente da quanto stava succedendo, sostenendo di aderire agli standard che normano “in modo stringente la comunicazione ai bambini sotto i 12 anni”, ma anche di “non aver mai collaborato con i Me contro Te, né con altri soggetti che si rivolgono esplicitamente a bambini e ragazzi sotto i 12 anni”.
Allora, a questo punto – verrebbe da dire – forse McDonald’s dovrebbe tutelarsi nei confronti di chi, come i Dinsieme e i Me Contro Te, utilizza il suo marchio in video dedicati ai bambini, che – a detta dell’azienda – sono contrari alle loro policy interne sulla pubblicità verso i minori, e dunque – ipotizziamo – anche lesive della loro immagine, perché li potrebbero far percepire come coinvolti in un’operazione di marketing rivolta ai più piccoli in cui – dice McDonald’s – loro non c’entrano assolutamente nulla. Perché il problema è tutt’altro che risolto: se nel frattempo i Me Contro Te si sono dati al dissing, l’ultimo video dei DinsiemE a tema Mcdonald’s (quasi 350mila visualizzazioni) è invece di appena una settimana fa. Chissà se, unendo le nostre forze a quelle di Selvaggia Lucarelli, è finalmente possibile giungere a una regolamentazione più stretta e chiara su questo tipo di contenuti, necessaria e urgente per tutelare i più piccoli sul medium che utilizzano di più.