Il mondo se la prende con i cinesi e questi ultimi hanno ben pensato di scagliarsi con la popolazione di colore per quanto concerne la diffusione del Coronavirus. Se, in primis, non aveva una base logica la caccia all’untore che fin da gennaio si è diffusa in giro per il globo (non ne parliamo in Italia) e che ha portato alle più svariate ingiurie nei confronti della Cina; ora la paura per il Covid-19 prende pieghe inaspettate e a tratti grottesche e la stessa emergenza sanitaria diventa caprio espiatorio su cui riversare odi più reconditi. Accade a Guangzhou, la più grande città costiera del Paese orientale, dove un McDonald’s ha esposto un cartello con scritto: “Siamo stati informati che d’ora in poi i neri non potranno entrare nel ristorante”.
Frase formulata male? Incidente diplomatico studiato a tavolino? Sta di fatto che la città è avvezza alle tensioni razziali, poiché è un centro di riferimento per i commercianti africani in Cina e sede delle più grandi comunità del continente nero. A tal proposito, nelle ultime settimane, centinaia di africani sono stati sfrattati da hotel e appartamenti perché contagiati, secondo una vox populi priva di fondamento.
Il colosso americano si è subito attivato per risolvere la questione e ha chiuso il negozio incriminato. “Immediatamente, dopo aver appreso di una comunicazione non autorizzata ai nostri ospiti in un ristorante a Guangzhou, abbiamo rimosso l’avviso e chiuso temporaneamente il punto”, ha asserito un portavoce della catena in una comunicato rilasciato alla BBC. McDonald’s ha poi sottolineato come la formazione impartita al suo personale sia strutturata nel rispetto della “diversità e dell’inclusione”.